Di Alessandro Lanni
Nel 2016 i minori arrivati in Italia attraverso il Mediterraneo superano già a novembre il record del 2014. In un anno speciale in cui sono aumentati (www.cartadiroma.org/editoriale/richieste-dasilo-uno-scenario-in-trasformazione-i-dati/) gli sbarchi e – molto – le richieste d’asilo, i ragazzi giunti nel nostro paese sono già oltre 27mila secondo i dati dell’Unhcr aggiornati al 30 novembre. Mille in più rispetto a due anni fa, addirittura 11mila in più rispetto al 2015.
Cosa ci dice quest’aumento? Innanzitutto che il fenomeno è ormai strutturale e slegato da una qualche emergenza e, soprattutto, che la natura delle migrazioni è in continua evoluzione quantitativa ma anche qualitativa: cambiano i numeri ma anche le nazionalità d’arrivo.
Prendiamo per esempio la composizione del flusso dei minori arrivati nel nostro paese. Due anni fa il numero dei minori arrivati con la famiglia e quello dei non accompagnati erano circa equivalenti (13086 e 13026). Oggi la proporzione è cambiata tornando, per dir così, alla “norma” pre-2014: bambini/e e ragazzi/e che arrivano da soli sono la stragrande maggioranza, circa 9 su 10 nei primi 11 mesi del 2016.
Per quel che riguarda i minori stranieri non accompagnati (msna), in sintesi i dati dicono: boom di arrivi dall’Africa subsahariana, stabili quelli dal Corno d’Africa, forte diminuzione dalla Siria.
Malgrado in testa ci siano ancora gli eritrei, con un numero di arrivi in linea con quello negli ultimi tre anni (3394, 3092 e 3714), molto significativa è la crescita dei nigeriani che sono passati da 461 nel 2014 a 2932 del 2016. In due anni sono più che raddoppiati gli arrivi dal Gambia (1208 nel 2014, 3119 del 2016), triplicati quelli dal Mali (da 483 a 1302) e dal Senegal (da 326 a 1072). Incredibile l’aumento dei ragazzi provenienti dalla Guinea: due anni fa erano solo 80, nel 2016 sono 2225.
Una storia a parte è quella dei ragazzi egiziani, che da anni ormai costituiscono un flusso in entrata verso l’Italia. Quest’anno sono 2459 quelli arrivati da soli nel nostro paese.
Si tratta di dati eclatanti che stanno mettendo in difficoltà il sistema d’accoglienza italiano. «Se nel decennio passato i numeri più alti nel contesto europeo riguardavano proprio l’Italia, e sui quei numeri l’Italia aveva saputo costruire un sistema di accoglienza efficiente e rispondente alle necessità di quei minori, oggi quel sistema non ha saputo reggere all’impatto di arrivi così consistenti» commenta Mattia Vitiello, ricercatore dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr.
Da gennaio a ottobre 2016, secondo l’Eurostat i minori richiedenti asilo in Italia sono 8535 di cui 4070 con meno di 14 anni e 4465 tra i 14 e i 17. Questo significa che un terzo di coloro arrivati in Italia quest’anno – accompagnati o da soli – passa per le Commissioni italiane per vedere riconosciuto il proprio diritto alla protezione internazionale.
Nel 2015 i minori non accompagnati che hanno richiesto asilo nel nostro paese erano 4070, un dato relativamente basso in confronto agli oltre 35mila e agli oltre 22mila in Svezia e Germania. Persino Ungheria, Austria e Norvegia hanno numeri più alti che l’Italia. Tra le nazionalità con il più alto numero di minori non accompagnati che hanno presentato domanda d’asilo in Italia nel 2015 ci sono il Gambia con 1200 richieste (su 1360 arrivi) e la Nigeria con 580 (su 1261), Senegal 450, Bangladesh 430, Mali 320.
La maggioranza dei bambini e ragazzi non accompagnati che sbarcano sulle nostre coste non chiede asilo in Italia, ma ha ugualmente diritto a ricevere protezione in virtù della minore età ed entra perciò nel circuito di accoglienza per minori. Tuttavia, c‘è una parte consistente di questo flusso che non lascia traccia, centinaia o migliaia di minorenni che non sappiamo dove finiscano. Alcuni mesi fa si è parlato di una rete criminale internazionale che aveva messo in piedi una sorta di traffico di ragazzini. Un’ipotesi che non convince (https://www.opendemocracy.net/5050/nando-sigona-and-jennifer-allsopp/mind-gap-why-are-unaccompanied-children-disappearing-in-thous) del tutto. È possibile infatti che molti di loro che provino ad attraversare le frontiere per ricongiungersi con reti di sostegno (famiglia, amici) in altri paesi europei. O che alcuni preferiscano rimanere irregolari piuttosto che chiedere protezione in Italia e rimanere così bloccati nel paese di primo ingresso.
Il problema più urgente oggi è l’assenza di una norma ad hoc. «L’attesa legge sui “minori soli”, passata di recente alla Camera, si è arenata» spiega Vitiello. «E questo ha frenato di fatto quel processo di ripensamento che andava nella direzione di dare maggiore organicità a tutto il sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati: dall’identificazione, all’affidamento fino alla formazione e all’inserimento lavorativo».
Alessandro Lanni
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