Erano circa cento i giornalisti presenti il 7 aprile scorso a a palazzo Buonamici per partecipare al convengo Immigrazione, le parole per raccontarla, che era anche un evento formativo in grado di rilasciare crediti per la formazione obbligatoria dei giornalisti. L’appuntamento, che si proponeva di fare il punto sulla Carta di Roma, era promosso dalla Provincia (Centro Antidiscriminazione e Ufficio Stampa), dall’Associazione Stampa Toscana, dall’Associazione Carta di Roma, dall’Ordine dei giornalisti della Toscana e aveva il patrocinio dell’UNAR, Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali. Ad aprire i lavori il presidente della Provincia Lamberto Gestri che ha dato il benvenuto ai tanti ospiti sottolineando che sul tema del raccontare l’immigrazione non esiste luogo più appropriato della nostra città. Anche l’assessore al Sociale Loredana Ferrara ha ricordato le oltre cento etnie presenti a Prato e lo straordinario incrocio di culture che fa della nostra realtà un laboratorio per sperimentare l’uso delle parole e l’approccio che i media danno a queste notizie, con la responsabilità di orientare l’opinione pubblica. Ma stamani ha concluso Ferrara è emerso con forza che è il rispetto della dignità delle persone l’unica bussola che ci deve guidare tutti. Quindi l’introduzione del presidente della Federazione nazionale Stampa Italiana Giovanni Rossi e del presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana Carlo Bartoli, entrambi convinti assertori del raccontare la realtà con obiettività e anche crudezza ma con termini appropriati e puntuale verifica delle fonti. E’ necessario possedere strumenti intellettuali e professionali adeguati per essere pienamente responsabili dell’opera di mediazione giornalistica, indispensabile e non accessoria, per raccontare in modo efficace la realtà, ha precisato Rossi. Anna Meli dell’Associazione Carta di Roma, siglata nel 2008, ne ha sintetizzato i contenuti e il percorso, legato alla necessità di regole deontologiche che affrontino il complesso problema delle notizie riguardanti l’immigrazione, e ha illustrato le linee guida che corredano la Carta stessa. I temi fondamentali sono senz’altro l’utilizzo delle parole, soprattutto dal punto di vista giuridico, e l’approfondimento della notizia riguardo all’affidabilità della fonte e alla vicinanza ai protagonisti, evitando quella disumanizzazione che allontana dal lettore la consapevolezza che nel fatto di cronaca sono coinvolte persone vere, con la loro famiglia, la loro storia, le loro difficoltà e desideri. Aladji Cellou Camara, giornalista e rifugiato politico in Italia, ha parlato della sua esperienza. Direttore di un quotidiano in Guinea è fuggito per le minacce del regime di Lansana Contè. Oggi fa parte dell’associazione stampa interculturale, ma in Italia ha avuto grandi difficoltà a riprendere il lavoro di giornalista. Il problema di come si parla dell’immigrazione e degli immigrati nei media italiani sarà risolto solo quando anche nelle redazioni, nelle tv, nelle agenzie, ci sarà una mescolanza culturale, adesso l’integrazione è complicata, c’è poco spazio per noi. Giuseppe Faso, dell’Associazione Straniamenti e autore di “Lessico del razzismo democratico” ha spiegato come l’ordine e la pertinenza delle parole siano segno e conseguenza dei processi culturali. Quando ero bambino erano normali termini come serva o svergognata, adesso non più in uso. E’ il segno di un cambiamento culturale, che può procedere nei due sensi. Per questo l’attenzione al linguaggio è fondamentale soprattutto in un paese che ha problemi di deterioramento culturale come il nostro. Paola Di Lazzaro dell’ufficio nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha portato l’attenzione sulle seconde generazioni e sul ruolo fondamentale del web. Quindi spazio ai capi servizio pratesi con Daniele Magrini (Toscana Tv), Gianni Rossi (Tv Prato), Piero Ceccatelli (la Nazione), lo stesso Carlo Bartoli (Il Tirreno), Claudio Vannacci (Notizie di Prato) e Lorenzo Sbolgi (Radio Insieme), che hanno dato vita al dibattito conclusivo.
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