“Possiamo registrare la definitiva scomparsa del termine “vu cumprà”- affermava il 5° rapporto sulla violenza contro gli stranieri in Italia, realizzato da Luigi Manconi, Michele Sorice e Alberto Abruzzese basato sull’analisi della rappresentazione giornalistica delle violenze contro gli immigrati nel 2003. A più di 10 anni dall’uscita di quel rapporto ritroviamo oggi un titolo del quotidiano il Tempo “Vu’ cumprà assediano anche la Scala Santa“ con tanto di occhiello Immigrazione&Illegalità, mentre nel sottotitolo si preferisce parlare di “ambulanti abusivi” solo per evitare la ripetizione.
Per fortuna sempre oggi sul sito di Pagina99 Giorgia Serughetti rileva invece un cambio di passo nell’uso del linguaggio scorretto quando si parla di immigrazione e soprattutto un calo drastico dell’uso del termine clandestino.
“Quando le parole contano, i giornali danno l’addio a “clandestino” il titolo dell’articolo che attribuisce il punto di svolta alla visita di Papa Francesco a Lampedusa. “In quell’occasione” – scrive Serughetti ” i quotidiani e i tg non videro nessun clandestino sulla strada del Papa, solo “migranti”, “profughi”, “vittime di terribili tragedie”.
Nella cronaca degli sbarchi di questi ultimi mesi “i media (con vistose eccezioni, sia chiaro) hanno in gran parte sostituito il frame della discriminazione con quello della pietà” . Non si è ancora arrivati a nominare le parole “richiedenti asilo”, “protezione sussidiaria” o “umanitaria” ma ci si è sicuramente avvicinati alla realtà sostanziale dei fatti.
Ricorda infatti la collega di Pagina99 come il significato etimologico e il valore sociale attribuito al termine “clandestino” siano lontani dalla condizione giuridica e sostanziale che vivono i richiedenti asilo sbarcati o salvati dall’operazione Mare Nostrum.
“L’asilo rientra nell’ambito dell’immigrazione legale” perchè “chi scappa da violenze e conflitti, per fare richiesta di protezione internazionale, deve prima arrivare fisicamente nel territorio italiano“. Un’informazione che sembra scontata ma che genera ancora molta confusione soprattutto nel dibattito politico, ma che come giornalisti è bene ancora una volta ricordare.
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