«Adesso basta però. Adesso cominciamo a cancellare i commenti e a impedire la commentabilità delle notizie, perché si può avere un qualsiasi punto di vista, ma non è accettabile che davanti a centinaia di cadaveri in mare si faccia dell’ironia, si dica che sono cibo per pesci e che tutto sommato è un bene così perché non arrivano in Italia». Con queste parole Omar Monestier, direttore de «Il Tirreno», ha preso una posizione immediata rispetto ai commenti che, a partire dalla notizia del naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia nella notte a cavallo tra il 18 e il 19 aprile, hanno inondato la pagina Facebook della testata. Una condanna alla violenza verbale che dilaga sul web e che non ha risparmiato neppure l’ultima grande tragedia avvenuta nel Mediterraneo.
Sotto al post che forniva la notizia del naufragio il Tirreno ha pubblicato il video-messaggio del direttore, rinnovando nei commenti successivi l’invito agli utenti: «Cari lettori. La natura di alcuni commenti ci obbliga a ricordare che su questa pagina è consentita la massima libertà di pensiero, ma non il mancato rispetto per la vita e per la dignità umana. Continueremo a non tollerare volgarità e espressioni di disumanità. Grazie per la collaborazione».
I commenti sui social network diventano protagonisti anche in un articolo de «La nuova Sardegna». «Da Olbia a New York, da Sassari a Parigi. Dai grandi giornali ai social network. Al Qaeda, il terrorismo di matrice islamica in Sardegna, terra di pace, questo è il tema. I media classici danno la notizia, i nuovi media diventano spazio di scontro. Tra chi scrive, “lo avevamo sempre detto, il terrorismo islamico è alle porte”, e chi ribatte, “distinguiamo sempre, un conto sono i terroristi, un altro gli islamici”(«Commenti sui social, la Sardegna di divide. E il mondo nel parla»). Sono state moltissime, infatti, le reazioni sul web dei lettori della testata sarda alla notizia dell’arresto di presunti terroristi legati ad Al Qaeda nella città di Olbia; dalla presenza di possibili terroristi sul territorio, il dibattito avviato dagli utenti si è presto spostato sull’accoglienza dei migranti.
Un flusso di commenti, quello generato dagli account social delle testate, che permette di capire, in parte, quali siano i sentimenti dei lettori e che viene quindi ripreso e esaminato da «La nuova Sardegna». Anche in questo caso, tuttavia, la testata ricorda che alla libertà di espressione si accompagna l’esistenza del reato penale di hate speech: «Difficile stare dietro al flusso di post, tweet, commenti. Qui ne raccogliamo alcuni. Con due avvertenze: vengono pubblicati sono quelli con nome e cognome, non quelli dei troll (i provocatori della rete). Non c’è nessuna censura, a parte quella su chi istiga all’odio razziale (è un reato penale, per non parlare dell’aspetto morale)».
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