«I media hanno una grande responsabilità nel fornire elementi di comprensione e creare un clima pacifico di convivenza fra culture e religioni diverse. Noi rispettiamo e diamo valore alla libertà di opinione che è sancita dalla nostra costituzione, accettiamo quindi le opinioni di tutti anche se sono distanti dalle nostre. Non accettiamo però che si scrivano menzogne e che attraverso un organo di stampa si inneggi all’islamofobia». Dichiara all’Associazione Carta di Roma Izzedin Elzir, imam di Firenze.
Nelle ultime settimane si sono susseguiti titoli sulla potenziale presenza in Italia di quelli definiti dalla stampa “i terroristi della porta accanto“, creando un clima di allarme nell’opinione pubblici. In particolare, negli ultimi giorni è aumentata l’attenzione delle testate verso questo argomento e con essa il numero di articoli dai toni duri e accusatori nei confronti dell’islam e di attacchi o contenenti attacchi alla comunità musulmana. «Non si svolge un lavoro giornalistico creando un nemico – commenta l’imam – Soprattutto adesso che la questione del terrorismo è tornata in auge, è bene ricordare che in Italia vivono in pace 1 milione e 700mila musulmani. Le indagini riguardano una decina di persone in tutta Italia. Una percentuale davvero ridottissima di cui non può fare le spese un’intera comunità».
In questo contesto Il Giornale proprio oggi rispolvera la decisione dell’Ordine dei giornalisti di elevare una contestazione nei confronti di Magdi Cristiano Allam, il quale sarà sottoposto a un procedimento disciplinare con l’accusa di istigazione all’odio razziale e religioso.
La vicenda ha avuto inizio nel 2012, quando l’associazione Media&Diritto ha presentato all’Ordine del Lazio un esposto nei confronti di Magdi Cristiano Allam, per le affermazioni contro l’islam e la comunità musulmana contenute in alcuni suoi articoli, accusandolo di aver violato la Carta dei doveri del giornalista. L’Ordine regionale aveva deciso di non procedere nei confronti dell’autore dei pezzi contestati, richiamando il diritto di cronaca. Tuttavia Media&Diritto ha fatto ricorso all’Ordine nazionale, il quale alcune settimane fa, ha comunicato la decisione di elevare una contestazione nei confronti di Magdi Cristiano Allam, ritenendo che l’esposto non fosse manifestamente infondato poiché all’interno degli articoli segnalati è possibile rilevare generalizzazioni sulla religione islamica e sulla comunità musulmana e non valutazione critiche di fatti di cronaca.
A quasi un mese dalla delibera dell’Ordine dei giornalisti – termine entro il quale Allam può presentare documenti in sua difesa, in attesa dell’inizio del processo al quale sarà sottoposto – Il Giornale pubblica tre articoli: «L’Ordine dei giornalisti imbavaglia Magdi Allam. L’accusa: “È islamofobo», «I taglialingue», «Colleghi vergognatevi: state facendo il gioco di chi mi vuole morto». Curiosa la scelta della testata di dedicare così tanto spazio alla notizia risalente a un mese fa proprio quando il dibattito sulla comunità islamica in Italia si è fatto più acceso; nei tre pezzi pubblicati oggi dal Giornale, infatti, leggiamo frasi quali, per esempio, «L’offensiva musulmana. Media nel mirino» o «Vietato criticare l’islam», quest’ultima occhiello di un articolo nel cui sommario si legge «La jihad arriva in Veneto : cinque indagati per terrorismo».
Luca Bauccio, avvocato rappresentante di Media&Diritto illustra la motivazione alla base dell’esposto presentato nel 2012: «Questo tipo di affermazioni istigano all’odio razziale e religioso. Con questa contestazione l’Ordine si è uniformato alla sua giurisprudenza». Bauccio fa riferimento a una delibera dell’Ordine della Lombardia, con la quale nel 2006 veniva sospeso per due mesi un giornalista (Davide Mattellini, ex direttore de “La voce di Mantova”) per aver scritto frasi di carattere antisemita. «In quel caso il giornalista sospeso aveva scritto affermazioni gravissime sulla comunità ebraica. Quelle di Magdi Cristiano Allam, che stigmatizzano la religione islamica e suoi fedeli, non sono certo meno gravi. Il diritto deve essere uguale per tutti».
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