A cura di Cospe
La nazionalità fa cambiare una notizia?
Sembrerebbe proprio di sì, a giudicare dalla lettura dei giornali di questi giorni, dove le origini delle persone coinvolte ribaltano qualunque logica di notiziabilità. E non ci riferiamo solo alla nota vicenda del presunto terrorista di origine marocchina che è stato sbattuto in prima pagina senza attendere le opportune verifiche del caso. Una lite tra bambini in una scuola di Terni solo qualche giorno fa è assurta agli onori della cronaca, un episodio banale come ne succedono quotidianamente in tutte le città, che grazie alla provenienza e religione di uno dei protagonisti ha ricevuto l’attenzione di tutti i media italiani, dal cartaceo all’online, come evidenzia l’approfondita analisi dell’Associazione Carta di Roma. Salvo poi rivelarsi totalmente infondato il motivo religioso.
La stessa attenzione mediatica non sembra però essere riservata alla grave vicenda di prostituzione minorile che ha coinvolto giovanissimi rom, adescati e sfruttati da adulti italiani, tra cui anche un parroco. I titoli in buona parte dei casi non riportano l’origine delle giovani vittime, che si scopre solo leggendo gli articoli. Cosa sarebbe successo a origini invertite? Alquanto scontata la risposta.
Non possiamo che constatare come la maggior parte delle testate italiane faccia ancora fatica a proporre un’informazione equilibrata sulle questioni legate a migranti, rifugiati e minoranze. Nonostante importanti segnali di miglioramento, a partire dal linguaggio, decisamente più corretto rispetto a qualche tempo fa, persistono alcune cattive abitudini, come l’etnicizzazione delle notizie, la prevalenza della cronaca, la narrazione dai toni emergenziali. Sappiamo bene quanto delle nostre percezioni derivi dal racconto mediatico e in un momento di forte crisi, economica e non solo, lo “straniero” rischia di assurgere a capro espiatorio. Sollecitiamo quindi le testate italiane ad essere all’altezza del ruolo di responsabilità sociale che rivestono, invitandole a seguire le raccomandazioni della Carta di Roma, le cui linee guida suggeriscono che “Informazioni quali l’origine, la religione, lo status giuridico- immigrato, richiedente asilo, rifugiato, regolare/irregolare ecc. non dovrebbero essere utilizzate per qualificare i protagonisti se non sono rilevanti e pertinenti per la comprensione della notizia”.
Consapevole della forte crisi del settore editoriale e delle difficoltà del mondo del giornalismo, Cospe ribadisce la propria disponibilità a collaborare con i media per tutelare un bene fondamentale per ogni società: l’informazione libera, corretta e plurale.
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