La Carta di Roma è giunta in Bulgaria, dove la sede locale di UNHCR ha già tradotto i principi del codice deontologico su migranti, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tratta.
«I media qui usano termini come “migrante illegale” o “rifugiato illegale” e non viene dato spazio alle storie individuali dei richiedenti asilo» ci spiega Boris Cheshirkov, portavoce di UNHCR Bulgaria. «È importante riuscire a cambiare il modo in cui i media rappresentano i rifugiati – prosegue Cheshirkov – e per farlo non saranno sufficienti i principi della Carta di Roma, a questi dovremo affiancare delle linee guida pratiche che possano indirizzare i giornalisti e dare loro delle informazioni».
Il contesto, in Bulgaria, è piuttosto diverso rispetto a quello italiano. Nonostante il numero di richiedenti asilo sia esiguo se comparato a quello di numerosi altri paesi europei, gli arrivi sono aumentati notevolmente nell’ultimo periodo: da una media annuale di mille arrivi si è passati nel 2013 a circa 11mila arrivi. Le nazioni di origine sono principalmente Siria, Afghanistan, Iraq.
Questo incremento ha trovato impreparate le istituzioni, così come i media. «Le conoscenze dei giornalisti in questa materia erano davvero scarse all’inizio – racconta Maria Cheresheva, giornalista che monitora le testate bulgare per l’Association of European Journalists-Bulgaria – Di migrazione sapevano poco o niente, con i mesi i contenuti sono migliorati appena un po’, molto lentamente, ma i problemi sulla rappresentazione del fenomeno della migrazione e dei rifugiati restano ancora tutti». Allarmismo sanitario, terrorismo e costi sono i temi sui quali più frequentemente istituzioni e media si scatenano, quasi sempre senza andare oltre un’analisi superficiale o fornendo informazioni non verificate, imprecise o distorte. «Eppure, quando la storia personale di un rifugiato riesce a emergere – conclude Cheresheva – la reazione del pubblico non è negativa, al contrario i lettori o ascoltatori restano toccati da quanto apprendono».
Non era pronta, infatti, neppure l’opinione pubblica, che ha percepito il fenomeno come qualcosa di totalmente nuovo e fatica ad accettare i richiedenti asilo. È accaduto, per esempio, che in un piccolo paese due famiglie siriane abbiano affittato un alloggio; gli abitanti della zona hanno reagito protestando e manifestando in maniera continua di fronte alla casa, arrivando a minacciare e spaventare i profughi all’interno.
Ad alterare ancor più la percezione del fenomeno si sono inseriti altri due elementi.
In primo luogo le elezioni parlamentari, che hanno avuto luogo lo scorso 5 ottobre e che hanno reso più acceso il dibattito politico sulla gestione dei flussi migratori. Nonostante non si disponga ancora di cifre definitive, secondo quanto osservato dai diversi giornalisti incontrati a Sofia dall’Associazione Carta di Roma, gli hate speech pronunciati dai rappresentati delle varie forze politiche sono stati molto frequenti e, ovviamente, ripresi da tutti mainstream media; raramente le citazioni sono state accompagnate da osservazioni critiche o commenti in cui il giornalista ha evidenziato il fatto che si trattasse di un discorso d’incitamento all’odio.
L’altro fattore che contribuisce a fornire un’immagine sbagliata e negativa consiste in ciò che accade alla frontiera. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, così come Human Rights Watch e Amnesty International hanno più volte denunciato i ripetuti respingimenti. «Vengono respinte anche famiglie siriane con bambini», conferma il portavoce di UNHCR Bulgaria. La polizia talvolta spara dei colpi a vuoto per intimorire i profughi, altre volte ricorre alla violenza; organizzazioni nazionali e internazionali hanno denunciato casi in cui i richiedenti asilo sono stati picchiati. Qui un rapporto completo di Human Rights Watch, in inglese: «Bulgaria’s Pushbacks and Detention of Asylum Seekers and Migrants».
In questo contesto il ruolo dei media, ancora una volta, risulta essere particolarmente delicato e importante per la grossa influenza che esercita sull’opinione pubblica.
Come Associazione Carta di Roma mettiamo a disposizione l’esperienza fatta finora nella speranza che sia d’aiuto per UNHCR Bulgaria e per i colleghi che intendono promuovere un’informazione più corretta, bilanciata e completa su migranti e rifugiati.
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