Nel 2011 in pochi avrebbero scommesso che sei anni dopo saremmo riusciti ad ottenere qualcosa che allora sembrava impensabile: la registrazione di una testata giornalistica da parte di una cittadina non comunitaria. Ma grazie alla determinazione e pazienza dei colleghi dell’Ansi (Associazione nazionale stampa interculturale), Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), Cospe e tanti altri colleghi di origine straniera che ci hanno supportato, possiamo finalmente dire che abbiamo vinto!
Che siamo arrivati a un punto cruciale per chiedere a chi di dovere di abrogare la norma contenuta nell’articolo 3 della legge sulla stampa, nella parte in cui si afferma che il direttore responsabile di una testata possa essere solo un cittadino italiano. La giurisprudenza ci dà ragione. E i tempi sono propizi per dare forma concreta a un’informazione plurale. Io ci credo. Ritorno indietro nel tempo: era l’estate del 2011 quando insieme ai colleghi dell’Ansi ci recammo all’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali). Il motivo: mi ero rivolta al Tribunale di Genova per registrare una testata web ma mi era stato risposto che pur essendo iscritta regolarmente all’Ordine dei giornalisti regionale, quello della Liguria, non potevo rivestire il ruolo di direttrice di una testata giornalistica italiana perché cittadina non comunitaria. Denunciammo l’azione e l’Unar ci diede ragione. Qualche tempo dopo pensammo di rivolgerci al Tribunale di Torino. Tra le mani avevamo, oltre al parere dell’Unar, anche il parere favorevole del Ministero della Giustizia all’abrogazione dell’articolo 3 l.n. 47/48. Ma la prima sentenza fu avversa.
Nel frattempo, grazie anche alla tenacia del presidente di Carta di Roma, Giovanni Maria Bellu, ci siamo rivolti al Tribunale di Roma per registrare un’altra testata: www.cartadiroma.org. E arriviamo così all’estate 2015, quando per la prima volta il Tribunale di Roma accetta la registrazione di una testata da parte di una cittadina non comunitaria. Ora la buona notizia anche da parte del Tribunale di Torino: direttore responsabile lo può diventare anche chi è straniero con permesso di soggiorno di lunga durata. Ma non avremo la piena certezza che sia così per tutti i giornalisti di passaporto straniero finché non verrà modificato l’articolo 3 della legge sulla stampa.
Comunque rimane un diritto che può essere esercitato da tante persone. Unico elemento di tristezza personale è che nel frattempo tante cose sono accadute. Come già sapete a novembre dell’anno scorso ho ottenuto, dopo 25 anni, la cittadinanza italiana e con il passaporto italiano sono emigrata all’estero.
La notizia la ricevo in Svizzera, o come la chiamo io affettuosamente “il Paese del gallo”, il luogo dove sto cercando la mia strada, ancora non so dirvi se ho fatto bene o il contrario, non so se rimarrò o se è solo un momento di nuove esperienze. So però che ci sono delle battaglie che uno conduce non solo per sé stesso ma lo fa pensando che siano utili anche agli altri. Un “io” che si trasforma in “noi”. E ci rende tutti più consapevoli, più forti.
Domenica Canchano
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