In Svizzera i referendum sono quasi affare quotidiano, fino al 2016 ce ne sono stati circa 209. È interessante soffermarsi sui temi delle iniziative popolari: dalla macellazione, all’acquisizione della cittadinanza fino all’acqua distillata lo spettro è ampio e talvolta curioso
Lo so, non ne potete più dopo l’appuntamento referendario che avete appena vissuto. Non voglio accanirmi su questo tema, ma lasciate che vi racconti come se la passano da queste parti in termini di democrazia diretta o indiretta.
Recarsi alle urne è il pane quotidiano della Svizzera. Tra elezioni federali, cantonali e comunali e le iniziative popolari. Ed è proprio di queste ultime che vi vorrei parlare.
Per introdurre il diritto all’iniziativa popolare gli svizzeri si sono recati alle urne nel lontano 5 luglio 1891. Da allora è divenuto uno strumento elettorale, e un modo per influenzare l’agenda politica. Secondo il sito dell’Office Fédéral de la Statistique, fino al 2016 di iniziative popolari-referendarie se ne sono tenute 209, di questi 22 sono state accettate, rigettate 187. Leggo su Swissinfo.ch che “il numero di iniziative popolari lanciate annualmente in Svizzera è cresciuto”.
Ma non è tutto oro quello che luccica, perché come spiega ancora il portale: “Nel numero crescente di iniziative popolari, da un lato c’è chi vede una vitalità della democrazia diretta, dall’altro lato c’è chi vi vede un pericolo di collasso per l’intero sistema politico svizzero”. Ma questa è un’altra storia.
Volevo invece evidenziare altri aspetti, i temi che hanno portato alle urne il popolo svizzero. Nella prima iniziativa popolare venne chiesto agli elettori di pronunciarsi sulla scelta di macellare i bovini stordendoli prima. Per la storia: vinse il sì con oltre il 60%. Questo era l’inizio, ma ecco altri referendum un po’ bizzarri. Nel 1922, ad esempio, si votò per modificare la Costituzione laddove si indicavano le modalità per l’acquisizione della cittadinanza svizzera e per l’espulsione degli stranieri. In questa seconda parte si proponeva la modifica di un altro articolo della Costituzione, che riguardava l’espulsione degli stranieri, se la loro permanenza potesse compromettere la prosperità del popolo svizzero, in termini di politica estera o l’economia. Vinse il No con il 84.1%.
Il 12 maggio 1929 il popolo svizzero venne chiamato alle urne per decidere sull’acqua di vite: se vietare o meno la produzione e vendita di distillato. Il 67.3% rigettò l’iniziativa. Ma non è finita qui. Nel 1985 furono chiamati per pronunciarsi sulle vacanze. Ossia per “l’estensione della durata delle ferie pagate”, una iniziativa popolare federale respinta dal popolo e dai Cantoni. Niente vacanze pagate! Oltre a quelle dovute.
Un’iniziativa “ecologista” arriva nel 1988 quando si chiede agli svizzeri di votare “per la rimozione degli escrementi di cane sulla proprietà pubblica”. Ma quello che più ha richiamato la mia attenzione è l’iniziativa popolare che chiedeva agli elettori cosa volessero fare con l’oro in eccesso che avevano nella Banca nazionale. In quel momento, la Svizzera possedeva 1300 tonnellate di riserve d’oro in eccesso. Si suggeriva di trasferirli in un fondo d’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti. Il 22 settembre 2002 l’iniziativa fu respinta. Tenete presente che attualmente la Banca Nazionale svizzera è al settimo posto per riserve auree a livello mondiale.
Questi sono solo alcuni dei problemi che affliggono gli svizzeri. Ma seguirò con molta curiosità le prossime iniziative popolari, perché nel Paese del Gallo la fantasia “referendaria” non ha limiti.
Domenica Canchano