La copertura mediatica degli attentati di Bruxelles e dei successivi sviluppi tra pericolose generalizzazioni e hate speech
“Se questi non sono bastardi”, “Cacciamo l’islam da casa nostra”. Due prime pagine oggi in edicola, emblema di un tipo di informazione basata su generalizzazioni pericolose.
La rassegna stampa di oggi, così come i servizi andati in onda in queste ore, sono ricchi di questo tipo di contenuti: parole superficiali che forniscono una visione distorta della realtà e favoriscono gli argomenti degli estremisti, finendo per farne lo stesso gioco.
Torna a ripetersi lo scenario che si era verificato con la copertura mediatica generata dagli attentati di Parigi, lo scorso novembre: a lungo si era parlato del “Bastardi islamici” di Libero – contro il quale Associazione Carta di Roma ha inviato un esposto – che possiamo considerare “madre” dei titoli che leggiamo oggi.
In tale contesto richiamiamo le redazioni e i giornalisti all’applicazione dei principi deontologici contenuti nel Testo unico dei doveri del giornalista e nella Carta di Roma: un’informazione completa, chiara e corretta non ammette facili generalizzazioni.
È essenziale, allo stesso modo, dare spazio a quelle voci in grado di fornire un contributo reale e significativo all’analisi e al dibattito. Le affermazioni sensazionalistiche di numerosi personaggi di rilievo pubblico che rimbalzano da una pagina all’altra, da uno studio televisivo a un altro, hanno come unico effetto quello di seminare odio e fare propaganda politica: che le testate giornalistiche gestiscano i discorsi d’odio in modo responsabile e consapevole.