È pratica comune in questi giorni prestare una attenzione spasmodica ai dati, agli aggiornamenti continui sulla diffusione del Covid 19, ai bollettini e alle dichiarazioni di medici ed esperti. Anche e soprattutto in questa fase di emergenza, è necessario avere spazi di informazione e di approfondimento sugli effetti ma anche sulle possibili cause delle epidemie, sulle ragioni che, forse, permettono di avanzare delle ipotesi circa la frequenza maggiore, negli ultimi anni, di salti di patogeni dagli animali agli uomini.
Come ha scritto, nel 2012, David Quammen in Spillover – testo di divulgazione scientifica divenuto di grande attualità – “C’è una correlazione tra queste malattie che saltano fuori una dopo l’altra, e non si tratta di meri incidenti ma di conseguenze non volute di nostre azioni. Sono lo specchio di due crisi planetarie convergenti: una ecologica e una sanitaria. Sommandosi, le loro conseguenze si mostrano sotto forma di una sequenza malattie nuove, strane e terribili, che emergono da ospiti inaspettati e che creano serissime preoccupazioni e timori per il futuro”.
Tra i compiti principali dell’informazione vi è quello di fornire ai cittadini quanti più strumenti possibili per decifrare la realtà e i contesti in cui viviamo e agiamo. Per tutti i temi e contesti: dalle emergenze sanitarie all’economia, dalle migrazioni alla politica estera.
Solo qualche settimana fa, nell’ambito delle migrazioni, l’Associazione Carta di Roma e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM Italia), hanno stretto una collaborazione con giornalisti e professionisti della comunicazione di alcuni dei paesi africani coinvolti con i flussi migratori verso l’Italia. Giornalisti dalla Costa d’Avorio, dalla Nigeria, dal Senegal e dalla Tunisia, hanno incontrato colleghi italiani per condividere esperienze, informazioni e suggestioni. E soprattutto condividere idee e spunti per comprendere i paesi, i contesti e i cambiamenti dei flussi migratori.
Uno scambio di esperienze professionali che ha già prodotto reportage e storie: i giovani “dispersi in Tunisia”, le testimonianze dal Niger, le nuove rotte della tratta degli esseri umani, i ritorni volontari nel paese di origine e la questione dell’adattamento, le sfide economiche e ambientali.
Uno scambio di buone pratiche che inizia dalla condivisione delle Linee guida della Carta di Roma. Uno strumento, come afferma il Presidente dell’Associazione Carta di Roma, Valerio Cataldi, che raccoglie quattro semplici principi. “Questi principi suggeriscono accorgimenti e piccole regole condivise che nessuno si sognerebbe di contestare o di violare quando si scrive di politica, quando si scrive di minori, quando si scrive di mafia: la verifica dei fatti, la consultazione di esperti, l’utilizzo di termini corretti e giuridicamente appropriati. Sono le regole base del mestiere di giornalista, valgono sempre e in ogni caso. Applicate al racconto delle migrazioni hanno il valore aggiunto di fornire gli strumenti per costruire un argine collettivo al dilagare dell’odio, nelle parole e nei fatti”.
Da oggi sono disponibili le linee guida della Carta di Roma in arabo, francese e inglese: una sintesi dei quattro principi e del glossario relativo a migranti, rifugiati e richiedenti asilo nella convinzione che seguire fino in fondo queste quattro regole così semplici (e quasi ovvie) contribuirà nel tempo a definire una visione nuova, e meno stereotipata delle persone di nazionalità straniera. Convinti che l’aver cura di questi principi produce un lento crollo dei pregiudizi, delle generalizzazioni e delle discriminazione sulla base dell’appartenenza nazionale, regionale, religiosa o di genere.
Da domani saranno disponibili on line le interviste a giornalisti ivoriani, nigeriani, senegalesi e tunisini, che ci racconteranno temi, spunti e storie che possono essere raccontati per ciascuno di questi quattro paesi.
La foto in evidenza è di Francesco Bellina
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