di Francesco Di Pietro (avvocato ASGI)
“Possiamo solo sperare che in qualche parte del mondo i cuori si addolciscano e offrano rifugio. La St. Louis grida al cielo la disumanità dell’uomo verso l’altro uomo”. Così scriveva nel 1939 il New York Times. Era la tragica vicenda del transatlantico tedesco St. Louis, salpato dal porto di Amburgo il 13 maggio 1939 e diretto a Cuba. A bordo, 937 ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste. Erano riusciti ad ottenere un visto per Cuba. Ma a causa di vicende burocratiche non vi misero mai piede: i visti si rivelarono privi di valore, nonostante le ingenti somme spese per ottenerli. La nave arrivò a L’Avana, ma non fu consentito ai passeggeri di sbarcare. Furono respinti anche dagli Stati Uniti e dal Canada: nessuno voleva quel “carico di ebrei”. Alla fine tornarono in Europa e sbarcarono in Belgio. Belgio che da lì a poco fu occupato dai tedeschi. Quasi tutti gli ebrei della St. Louis, “la nave più triste sul mare” secondo un titolo del NYT, finirono nei lager nazisti. La vicenda è narrata nel film “La nave dei dannati” del 1976. A distanza di ottant’anni dalla St. Louis, altre due navi di dannati con un “carico” di appena 49 persone che nessuno stato vuole. Sono la Sea Watch e la Sea Eye, attualmente al largo di Malta. Ottant’anni son passati. Ottant’anni in cui son state scritte importanti Convenzioni internazionali: Convenzione Sar sulla ricerca e il soccorso in mare (ratificata dall’Italia nel 1989); Convenzione Solas sulla salvaguardia della vita umana in mare (ratificata dall’Italia nel 1980); Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare (ratificata nel 1994); Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951; Convenzione europea dei diritti dell’uomo del 1956. Le norme ci sono tutte: gli uomini le hanno scritte. Ma in questi giorni ritorna purtroppo attuale un’altra cosa che è stata scritta. È quell’articolo del NYT di ottant’anni fa: “La St. Louis grida al cielo la disumanità dell’uomo verso l’altro uomo”. Oggi non è la St. Louis, ma la Sea Watch e la Sea Eye. Non è l’Atlantico, ma il Mediterraneo. Non sono 937 ebrei, ma 49 africani. È la disumanità dell’uomo verso l’altro uomo ad essere la stessa. Le navi dei dannati.
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