Presenza del tema dell’immigrazione sulla carta stampata stabile in comparazione con il 2015, anche se con le amministrative vi è stata una riduzione nel breve periodo. In aumento i contenuti su razzismo, economia e normative
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La copertura mediatica dell’immigrazione sui quotidiani cartacei tra il primo maggio e il 15 luglio 2016 appare notevolmente ridimensionata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-35%). Tuttavia, estendendo l’analisi a partire dall’inizio dell’anno (01/01/16-15/07/16) il dato appare in linea con quello del 2015: 10.444 articoli pubblicati quest’anno contro i 10.638 del precedente. La minore presenza del tema nel breve periodo preso in esame, caratterizzato dalla presenza delle elezioni amministrative, quindi, sembra non aver inciso significativamente sulla portata della copertura nel medio periodo.
I temi del racconto
Ancora protagonisti la cronaca (33%) e le politiche dell’immigrazione (27%). La diminuzione del numero di articoli, che colpisce quasi tutte le categorie considerate, ha inciso particolarmente sul dibattito politico (-57%), sulle stesse politiche (-53%) e sugli articoli focalizzati su rifugiati e migrazioni forzate (-50%).
La presenza delle elezioni amministrative, anziché rinvigorire e rinnovare il dibattito sull’immigrazione proposto dalla carta stampata, sembra aver sortito un effetto contrario, dirottando l’attenzione su altri temi e riducendolo a terreno di scontro.
Nei mesi di maggio e giugno e nelle prime due settimane di luglio eventi catalizzatori sono stati il voto Brexit, gli attacchi di Dacca e di Nizza, l’omicidio di Fermo. Il tema dell’immigrazione in Italia è stato largamente trattato in relazione a tali fatti. Gli sbarchi continuano a essere presenti in modo stabile, raggiungendo quasi lo stesso numero di articoli dedicati al tema nel 2015.
La tendenza inversa è rilevata solo per 3 temi generalmente meno presenti nella nostra rassegna stampa: leggi e normative (+125%), economia e lavoro (+92%) e razzismo (+12 – gli articoli di questa categoria sono concentrati in corrispondenza dell’omicidio di Fermo).
In particolare tra le notizie di economia e lavoro è interessante il caso delle tensioni che hanno coinvolto la comunità cinese della periferia fiorentina e le forze dell’ordine, originate da un’ispezione in una delle fabbriche tessili della zona. Nei giorni che hanno seguito l’evento, più testate hanno dato spazio alle voci e alle ragioni di una minoranza decisamente sotto-rappresentata nel mondo mediatico.
Il dibattito sul razzismo
Il 5 luglio a Fermo Emmanuel Chidi Namdi, richiedente asilo nigeriano, viene ucciso in una colluttazione. Il motivo che dà inizio allo scontro fisico è riconosciuto negli insulti razzisti rivolti dall’omicida alla moglie di Emmanuel.
Il fatto di cronaca arriva subito in prima pagina. Superato un primo momento in cui la terribile vicenda è riportata e l’uccisione condannata in modo compatto dalle testate, i giornali appaiono polarizzati: chi sostiene che l’Italia è un paese razzista e chi, invece, nega tale possibilità. E sono diverse le testate che spiegano – quasi fino a giustificare – una eventuale crescita del sentimento razzista con la presenza di migranti e rifugiati sul territorio.
Le prese di posizione e le dichiarazioni dei politici contribuiscono ad alimentare tale polarizzazione, sia sui media che nell’opinione pubblica.
Un quadro che ha alimentato il dibattito sul razzismo, conferendogli più forza rispetto al passato (nel 2015 era stato sviluppato soprattutto intorno agli insulti rivolti da Calderoli a Kyenge). Una rinnovata consapevolezza e una riflessione di ampio raggio sono presenti nei media: gli effetti della tolleranza del razzismo nello stesso Parlamento italiano, di cui scrive Michela Murgia; la legittimazione dell’odio causata dallo spazio concesso dai media a personaggi noti per le loro strategie comunicative che fanno leva sull’intolleranza, come denunciato da Alessandro Gilioli sulla sua pagina Facebook; le responsabilità di scrittori e giornalisti nel fare un uso improprio delle parole, argomento di cui parla Dacia Maraini.
Il racconto altalenante dell’islam
In linea coi mesi precedenti del 2016, l’islam ha continuato a essere presente sulla carta stampata, con picchi di attenzione nella prima metà di luglio, in seguito agli attentati di Dacca e di Nizza. Nel corso dell’anno, infatti, erano stati già registrati picchi simili a gennaio (in seguito ai fatti di Colonia) e a marzo (in risposta all’attacco di Bruxelles).
È interessante notare che, in assenza di eventi di grande portata, l’attenzione dedicata a un tema oggetto di un costante dibattito – quello della presenza e dell’integrazione di residenti e cittadini musulmani in Italia – si abbassa notevolmente. Nei mesi non toccati da tali fatti il numero di articoli dedicati al tema è dimezzato.
Tale tendenza sembra riflettersi anche sull’interesse dei lettori, i quali – stando alle statistiche elaborate da Google Trends – dedicano attenzione al tema cercando informazioni online su “islam”, “musulmani” e “islamici” soprattutto in corrispondenza dei picchi.
Nonostante l’intervento e gli appelli di esperti e organizzazioni, continua a essere presente – seppure in modo marginale – il filone narrativo allarmista che mette in relazione il terrorismo e la presenza di migranti e rifugiati sul territorio italiano, seppure in assenza di dati e fatti a sostegno di questa tesi: “Jihadisti tra profughi. Tagliano barba e capelli e poi fuggono in Italia”, “Adesso non ci sono più dubbi: il terrore arriva con i barconi”.
A rafforzare tale tendenza l’annuncio dell’Unione europea, a inizio maggio, dell’invio di agenti anti-terrorismo negli hot-spot di Italia e Grecia; di tale iniziativa alcune testate hanno infatti offerto un’interpretazione forzata che vede l’intervento non come misura preventiva, ma come prova della potenziale “presenza di jihadisti tra i profughi”.
Sempre presente il dibattito sulle moschee, che con le elezioni amministrative è risultato intensificato: molti gli articoli che hanno fatto da megafono alle diverse e rimarcate prese di posizione dei candidati di vari schieramenti.
Sullo schermo l’“emergenza”
Di fronte all’appiattimento del dibattito politico sul tema immigrazione osservato da Alberto Baldazzi nelle analisi settimanali di Osservatorio Tg pubblicate da Carta di Roma, negli ultimi due mesi in più occasioni l’attenzione dei tg primetime verso migranti e rifugiati sembra essere calata. Nel mese di maggio, per esempio, trovano poco spazio gli sviluppi relativi all’apertura-chiusura del Brennero, così come la conferenza Italia-Africa, evento decisivo per il rafforzamento delle basi del contestato Migration Compact. Allo stesso modo nel mese di giugno, con l’attenzione dei media rivolta al primo e al secondo turno di voto delle amministrative, il tema continua a essere marginale nell’agenda; a essere raccontate sono, principalmente, le continue tragedie del Mediterraneo.
Ripercorrendo le analisi di Osservatorio Tg, osserviamo che nei mesi di maggio e giugno è stata ancora una volta, infatti, la narrativa emergenziale a trovare maggiore spazio: nell’agenda dei telegiornali nazionali primetime il tema immigrazione è stato più spesso trattato in associazione ad arrivi e naufragi.
Gli sbarchi e la conta delle vittime sono stati molto presenti. Di fronte a ciò, a inizio giugno, si è fatto largo un racconto dell’accoglienza nel quale a emergere è, soprattutto, un “inusuale” – inusuale per la copertura mediatica del tema – orgoglio per il lavoro svolto dall’Italia, soprattutto in relazione alle operazioni di ricerca e soccorso coordinate dalla Guardia costiera.
Immancabili gli episodi di cronaca, che hanno fatto saltuariamente capolino nelle scalette dei telegiornali; trovano sistematicamente spazio, inoltre, le dichiarazioni del Papa sui rifugiati, riportando i riflettori sul tema anche nei momenti di minore attenzione.
Ampio spazio, infine, è stato dedicato al Regno Unito: dall’elezione di un sindaco pakistano e musulmano a Londra, all’omicidio di Jo Cox, fino a Brexit. Episodi che hanno avuto ampia visibilità e che hanno contribuito ad alimentare in Italia un dibattito televisivo su integrazione, xenofobia e razzismo, allargato a più paesi d’Europa.