Dopo 14 mesi di lavoro è stata presentata oggi a Montecitorio la relazione finale della Commissione Jo Cox sulle cause, gli effetti e le azioni di contrasto rispetto ai fenomeni d’odio
L’odio ha una struttura piramidale: gli stereotipi e false rappresentazioni alla base, poi le discriminazioni, quindi il linguaggio d’odio, infine i crimini di odio. A definirlo la relazione della commissione parlamentare Jo Cox presentata oggi che ha individuato i quattro livelli per indicare un crescendo di gravità che arriva a sfociare nell’azione penalmente perseguibile ma che affonda le radici sin negli stereotipi.
Per diversi livelli la relazione presenta ulteriori focus con percentuali e dati rispetto, ad esempio, al genere, alle persone Lgbti e agli immigrati. È interessante, tra gli stereotipi, notare come il 65% degli italiani ritenga che i rifugiati siano un peso perché godono di vantaggi e del lavoro degli abitanti. Inoltre, secondo l’Ignorance index di Ipsos Mori la maggioranza degli italiani pensa che gli immigrati residenti in Italia siano il 30% della popolazione, anziché l’8%.
Social media e indicazioni di metodo
Nel discorso d’odio sui social media le persone Lgbti, secondo la relazione sono “a pari merito con i migranti come oggetto d’odio nei messaggi su Twitter, secondo l’indagine Vox: rispettivamente nel 10,8% e 10,9% dei casi”.
La relazione si conclude con alcune raccomandazioni, sintetizzate in 15 punti, rivolte al Governo, alle autorità di regolamentazione e vigilanza, alle istituzioni dell’UE, alle organizzazioni sovranazionali, ai media, all’ordine e al sindacato dei giornalisti, alle associazioni e a tutti gli altri operatori, con lo scopo di fornire strumenti di contrasto all’odio.
Tra queste indicazioni vi è sanzionare penalmente le campagne d’odio (insulti pubblici, diffamazione o minacce) contro persone o gruppi; e anche esigere da parte delle piattaforme dei social network l’istituzione di uffici dotati di risorse umane adeguate, al fine della ricezione delle segnalazioni e della rimozione tempestiva dei discorsi d’odio, anche attivando alert sulle pagine online e numeri verdi a disposizione degli utenti. Infine, con specifico riferimento al ruolo dei media, il 14esimo punto ribadisce la necessità di contrastare gli stereotipi e il razzismo sensibilizzando e responsabilizzando i media, specie online, ad evitare il discorso d’odio, comprese le notizie infondate, false e diffamatorie.
La relazione è stata approvata dalla Commissione nella seduta del 6 luglio 2017, dopo 14 mesi di lavoro nel corso dei quali sono stati auditi 31 soggetti ed acquisiti 187 documenti (studi, ricerche, pubblicazioni monografiche, raccolte di dati, position papers).
La commissione è presieduta dalla Presidente Boldrini e composta da un deputato per ciascun gruppo politico nonché da rappresentanti del Consiglio d’Europa, delle Nazioni Unite, dell’Istat, di centri di ricerca e associazioni impegnate attivamente nello studio e nella sensibilizzazione sul linguaggio d’odio e da esperti, quali Amnesty, Arci, Associazione 21 luglio, associazione Lunaria, Carta di Roma, Cospe, Fidr, Human rights watch.
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