L’importanza di scegliere la regione Sicilia come sede del Festival vuole essere anche un richiamo alla responsabilità collettiva per le grandi stragi della migrazione avvenute al largo del Mediterraneo, nel quale hanno perso la vita, solo nel 2015, più di 3500 uomini, donne e bambini.
Sabir è una lingua franca che mercanti e uomini di mare di diversi paesi hanno usato per i loro scambi nel mediterraneo dal medioevo fino a tutto l’ottocento. Una lingua in comune che ne accoglie molte altre, tra cui l’arabo, l’occitano, il greco, il catalano, il turco, il siciliano, il veneziano, il genovese. sabir, dunque, non corrisponde a una popolazione precisa, né designa un territorio, ma esprime l’esigenza primaria di sapere e di comunicare, oltre ogni confine. Sabirfest è una manifestazione culturale che si svolge annualmente e che intende attraverso la letteratura, la politica, la musica, il teatro, intende rispondere a questa esigenza e proporsi come spazio di cittadinanza sociale e culturale, spazio aperto di ragionamento e di riflessione ma anche di partecipazione, di collaborazione e di svago.
Durante il Festival si porteranno avanti le modalità di partecipazione che hanno caratterizzato le edizioni precedenti, che hanno visto attività culturali e laboratori interattivi, musicali e teatrali alternarsi ad incontri internazionali, formula decisamente dinamica che ha suscitato l’interesse sia della popolazione locale che di chi, anche dall’estero, ha voluto di partecipare al Festival.
L’obiettivo anche quest’anno è quello di far emergere le voci degli abitanti del territorio, dei migranti e dei partecipanti al Festival.
Durante i giorni a Pozzallo, l’Associazione Carta di Roma, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti, organizzerà due corsi di formazione continua per giornalisti.
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La foto in alto è di Giovanni Pulice
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