Parma 5 settembre 2014 – Sala gremita e dibattito vivace al nuovo appuntamento della formazione su Carta di Roma che si è svolto venerdì 5 settembre a Parma.
150 i giornalisti che hanno partecipato all’incontro che è stato aperto da Claudio Santini, direttore del settore formazione della Fondazione dell’ Ordine dei Giornalisti di Bologna, promotrice l’iniziativa. Proprio sull’importanza della formazione per una professione in crisi di credibilità si è focalizzata questa introduzione. Secondo Santini i percorsi di aggiornamento sono occasioni importanti per riflettere sulle sfide che una società in trasformazione pone al mondo dell’informazione e riavvicinarsi al sentire dei lettori e fruitori dei media. Inoltre questi appuntamenti rappresentano utili opportunità di incontro e scambio per i colleghi, che tendono sempre di più a lavorare in solitaria nelle redazioni.
Giovanni Rossi, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa ha presentato il protocollo deontologico Carta di Roma, illustrandone le ragioni ed i principi guida. L’attenzione si è focalizzata sulle questioni linguistiche e sono stati spiegati i vari termini contenuti nel glossario della Carta e non solo, con una riflessione anche sulle parole utilizzate per descrivere le minoranze, in particolare rom e sinti. Alla domanda sulla necessità di avere così tante carte che regolano diversi aspetti della professione, Rossi ribatte convenendo sulla necessità di raggrupparle per un’agevole consultazione e sottolineando come non siano altro che ulteriori approfondimenti di quanto è contenuto nella Carta dei doveri del giornalista. Di fronte ad una questione così importante per la società italiana com’è l’immigrazione, al pari di quanto è accaduto in altri paesi, L’Ordine dei Giornalisti e la Federazione Nazionale delle Stampa hanno ritenuto di focalizzare l’attenzione dei colleghi richiamando alcuni principi guida, al fine di migliorare il racconto di questi cambiamenti in atto. Questa la motivazione che ha guidato la creazione di Carta di Roma. Non si tratta quindi di una volontà censoria quanto piuttosto di riconoscere la difficoltà e la pregnanza della sfida e fornire gli strumenti per affrontarla al meglio.
Ad Alessia Giannoni di COSPE il compito di entrare nel vivo del rapporto media e immigrazione con una serie di esempi pratici e casi studio volti ad approfondire i nodi critici, come la presentazione di dati e statistiche, le fonti e le trappole culturaliste. Un interessante dibattito si è aperto intorno al termine “clandestino”, che nonostante sia sempre meno presente nei titoli e negli articoli, non è ancora del tutto scomparso dal linguaggio giornalistico, come dimostra il titolo di Repubblica (LINK), sul film rivelazione della Mostra del Cinema di Venezia “Io sto con la sposa”. Documentario che parla di siriani e palestinesi, quindi richiedenti asilo e non in condizione di irregolarità. Non tutte le opinioni dei presenti tuttavia convengono sul valore stigmatizzante e negativo che ha assunto il termine clandestino, nonostante sia da anni ormai al centro diffuse campagne per una sua abolizione e non abbia alcun fondamento dal punto di vista giuridico. L’accusa è quella di eccesso di politically correct. Un’ulteriore dimostrazione di quanto queste formazioni ed occasioni di dibattito siano estremamente utili.