Una due giorni di confronti e dibattiti, nel corso dei quali sarà firmato anche il Manifesto della Comunicazione non ostile
Di Fabiana Martini
Sono gli immigrati le vittime principali dell’hate speech secondo gli oltre 2000 (2182 per la precisione) giovani tra i 20 e i 34 anni intervistati dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, che ha condotto un’indagine di approfondimento su “Diffusione, uso, insidie dei social network”.
Il tema — quello dell’odio in rete — è caldo e non tocca soltanto gli immigrati, che purtroppo però anche su questo fronte sono i primi bersagli, né investe soltanto i giovani: il linguaggio utilizzato sul web e in particolare sui social pare essere sempre più offensivo, eccessivo, improprio, inconsapevole che l’ostilità veicolata online finisce per propagarsi anche offline e avvelenare il clima sociale.
Per provare ad arginare questo fenomeno e sensibilizzare giovani e meno giovani sul fatto che virtuale è reale e che dissentire, sempre lecito, non significa offendere, motivo per cui le parole che decidiamo di usare vanno scelte con cura, perché dicono quello che siamo e non vogliamo essere, è nato “Parole O_Stili”, un progetto che ha già raccolto l’adesione e l’appoggio di oltre 300 tra giornalisti, manager, politici, docenti, comunicatori e influencer, ma anche delle istituzioni, in primo luogo della presidente della Camera Laura Boldrini, che il 17 febbraio sarà a Trieste per firmare il Manifesto della Comunicazione non ostile, una serie di principi condivisi a cui ciascuno, nessuno escluso, potrà contribuire a partire dal 31 gennaio, giorno in cui la bozza realizzata dai primi sostenitori sarà posta in votazione.
Ma il 17 e il 18 febbraio a Trieste non ci si limiterà a sottoscrivere il Manifesto: sarà un’occasione di incontro e confronto a cui è prevista la partecipazione di un migliaio di persone che faranno il punto sul tema e dibatteranno di giornalismo e mass media, giovani e digitale, bambini e social, ma anche bufale e algoritmi, politica e legge, business e advertising e molto altro. Una community, come ha affermato Laura Boldrini, «molto utile per lanciare una mobilitazione di tutti coloro che sono contrari all’odio in rete, uno strumento in più a disposizione di chi è impegnato a contrastare questo fenomeno ma anche di chi ne è, suo malgrado, vittima».
Perché nessuno possa un giorno dire: io non sapevo.