È partita da San Severo, in Puglia e arriverà, tappa dopo tappa, a Portopalo il 23 agosto. Gaia Ferrara è protagonista, insieme alla sua bicicletta, del progetto Rambling for migrants, sostenuto da Libera, che la vede impegnata nel percorrere 1200 chilometri sulle coste del Sud Italia per ricordare le vittime del naufragio di Portopalo.
L’idea le è venuta dopo il 3 ottobre, quando, mentre ascolta una trasmissione radiofonica dedicata alla tragedia di Lampedusa, un ascoltatore chiama interrogandosi su un’altra strage, quella di Porto Palo, avvenuta nel 1996 e portata alla luce solo nel 2001 dall’inchiesta di Giovanni Maria Bellu, «I fantasmi di Portopalo».
«Dal giorno in cui ho sentito i numeri e il dramma di quella storia – ha spiegato la giovane a Libera Informazione, riferendosi a quanto accaduto a Portopalo – non sono riuscita a togliermi dalla testa quelle immagini, quelle storie di cui poco o niente sappiamo. E, mentre in quelle settimane d’ottobre scorrevano le foto delle autorità corse a Lampedusa davanti alle bare dell’ultima strage di migranti, pensai subito a quando i riflettori sull’isola e sui viaggi della speranza e della morte, si sarebbero spenti». Decide così di voler dare nuova visibilità a queste storie e, soprattutto, «chiedere giustizia e atti concreti per i vivi». L’iniziativa, infatti, prevede che Gaia Ferrara, nelle 23 tappe del suo viaggio su due ruote, promuova una petizione disponibile online su Change.org per il recupero del relitto del naufragio di Portopalo.
«Un viaggio della memoria e dell’impegno nel nome di queste vittime – spiega Gaia – un viaggio perché l’Europa prenda consapevolezza di queste morti e si adoperi per mettere fine al traffico degli esseri umani da un lato e ad accogliere le persone dall’altro».
È possibile seguire il viaggio, tappa dopo tappa, sulla pagina Facebook “1200 km in bici per i fantasmi di Portopalo”. Il link alla petizione, invece, è disponibile qui.
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