Di Saskia Sassen
Pubblicato da Open Migration
È importante capire in quale contesto emergono i flussi migratori. È possibile dimostrare come quasi tutte le migrazioni più importanti degli ultimi due secoli, e molte delle precedenti, nascano in un momento preciso, ovvero abbiano avuto un inizio determinato. Voglio concentrarmi su un insieme particolare di nuove migrazioni che sono apparse negli ultimi due anni: esse sono quasi sempre di più modeste dimensioni rispetto alle migrazioni di più lunga data ma che sono ancora in corso.
Mi interesso alle nuove migrazioni perché esse ci aiutano a capire la ragione per cui un determinato flusso ha avuto inizio, e così facendo ci dicono qualcosa un contesto più ampio. In questo senso il migrante è l’indicatore di un mutamento avvenuto nella zona da cui proviene. Una volta che un flusso è contraddistinto da una migrazione a catena, occorrono molti meno elementi per spiegarlo. Da tempo quasi tutti i miei lavori sulle migrazioni sono incentrati sul contesto più ampio da cui scaturisce un nuovo flusso, anziché sui flussi consolidati che si sono trasformati in migrazioni a catena (per esempio quelli del 1988, del 1999 e del 2014).
Io credo che le migrazioni di oggi segnino l’inizio una nuova fase storica. Esse indicano l’esistenza di una possente combinazione di forze che produce una perdita massiccia di habitat in un numero sempre crescente di zone del pianeta. Mi è difficile considerare queste persone come semplici migranti e rifugiati. La loro provenienza è una parte importante della storia che si va scrivendo, ed è la parte a cui si dovrebbe dare risalto.
In varie parti del mondo c’è un intensificarsi di condizioni negative che porta a una massiccia perdita di habitat. Ed è proprio a quest’ultima che non viene dato spazio sufficiente nelle discussioni e nelle analisi odierne sulle nuove migrazioni. In tale perdita la guerra è sì un fattore importante, ma ve ne sono molti altri, e questi finiranno per generare migrazioni che per l’ennesima volta coglieranno di sorpresa gli esperti. Accanto alla guerra, noi vogliamo considerare una quantità di altri fattori che causano la perdita dell’habitat ad almeno due miliardi di persone che vivono nelle zone rurali e semi-rurali di tutto il mondo.
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