La scorsa settimana erano stati rilanciati da questo sito la segnalazione e il commento relativi a un articolo del Messaggero Veneto, al quale si contestava di aver generato molte espressioni di aperto incitamento all’odio e alla violenza tra i lettori. La replica dell’autore, Cristian Rigo.
Mi hanno accusato di avere scritto “una brutta pagina di informazione”. Secondo il collega Luigi Grimaldi avrei addirittura fomentato parole d’odio inventandomi una “inesistente rivolta dei profughi” alla Cavarzerani. Ma io quella mattina c’ero. E ho visto centinaia di persone inveire, urlare, protestare e minacciare. Di fronte a loro, al di qua del portone di ingresso, una cinquantina almeno di poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani, molti dei quali in assetto anti-sommossa. Grimaldi però lascia intendere che all’ex caserma non sia accaduto nulla di eccezionale. Un semplice “problema interno di rapporti tra afgani e pakistani, che pretendevano – questo lo scrive lui, pretendevano – di non convivere più. Nessuna rivolta quindi”. Tutto normale. Ma se così fosse come si spiega quell’eccezionale spiegamento di forze? Perché la Questura ha deciso di far intervenire più di cinquanta uomini? Qualcuno leggendo l’illuminante commento di Grimaldi avrà pensato a un’esagerazione e invece la stessa Croce rossa che gestisce la struttura ha poi ringraziato le forze dell’ordine per l’intervento tempestivo e proporzionato così come hanno fatto la Regione e il Comune. E io la penso come loro: è stato un intervento tempestivo e – quello sì – proporzionato. Grimaldi invece giudica proporzionati alcuni commenti lasciati sui social da alcuni lettori e li cita pure: “Riaprire i forni”, “Gas per tutti”. Invece di condannare questi commenti (poi cancellati dal sito del nostro giornale) ritiene che la brutta pagina di informazione scritta dal sottoscritto abbia generato una “proporzionata reazione dei lettori”. Il pensiero di Grimaldi è stato riportato anche nella home page dell’associazione Carta di Roma, associazione nata per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e a Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi). Così ho deciso di scrivere all’associazione Carta di Roma proprio nell’interesse di quella corretta informazione che dovrebbe tutelare. Perché resto dell’idea che quella a cui ho assistito lunedì sia stata una rivolta documentata con foto e video da molti giornalisti presenti. Il signor Garzanti definisce una rivolta “il rivoltarsi di più individui contro un ordine costituito”. E lunedì “quasi tutti i richiedenti asilo di origine pachistana si sono radunati e hanno fortemente protestato perché – a loro dire – gli afgani avrebbero un trattamento diverso e di miglior favore. Hanno chiesto l’allontanamento degli ospiti afgani coinvolti nella lite di sabato, successivamente hanno minacciato di scendere in strada (oltre 600) se non avessimo provveduto a trasferire tutti gli afgani (oltre 100). Così scrive la Croce rossa nello stesso comunicato citato da Grimaldi. Certo, non ci sono stati feriti, ma mi domando cosa sarebbe successo senza l’intervento delle forze dell’ordine che dopo due ore di “trattative” hanno riportato la calma e fatto trasferire gli afghani. Anche perché sabato sera nel corso della “banale lite – e cito sempre la Croce rossa – che ha scatenato la manifestazione di lunedì” sono stati feriti tre migranti trasportati in ospedale dove sono stati medicati e dimessi (due con una settima di prognosi e uno con 5 giorni). Il sindacato di polizia Consap ha descritto così l’episodio: “Due volanti sono dovute intervenire in una di queste dispute fra alcune centinaia di persone con gli operatori accerchiati dai contendenti, e solo grazie all’intervento di altre unità operative CC, Polizia locale e Polizia stradale (per un totale di 10 operatori… reperiti in emergenza sul territorio della provincia) sono riusciti ad uscire dall’accerchiamento. Sempre il Consap dopo i fatti di lunedì ha descritto la Cavarzerani come “una bomba a orologeria: sempre più frequenti infatti sono le risse fra le etnie presenti all’interno della struttura; risse violente che vedono coinvolte anche centinaia di persone”. E dopo la “rivolta inesistente” il prefetto Vittorio Zappalorto ha convocato il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza e il giorno seguente il Questore Claudio Cracovia ha deciso una <stretta sui controlli. Un’altra esagerazione? Un’idea di quello che è accaduto si può ricavare anche nelle foto a corredo della pagina pubblicata dal Messaggero Veneto e nei video diffusi sul sito. Ma per Grimaldi (e per la Carta di Roma?) sembra non essere successo nulla. Ma allora – mi domando – perché i volontari della Croce rossa hanno chiesto l’intervento della polizia? Se la rivolta era inesistente e si è invece trattato di una banale discussione o magari di un’educata richiesta perché non hanno provveduto a trasferire direttamente gli afghani nell’altra caserma dopo aver segnalato il “problema” e ottenuto il libera dalla Prefettura? (Problema si può dire?) E – questa volta senza ironia – mi domando anche se quello che giudico un tentativo sminuire i fatti, sia solo un esempio di cattivo giornalismo (magari fatto seduto davanti al computer limitandosi a commentare un episodio riferito da un’unica fonte) o non produca invece effetti negativi anche rispetto al fenomeno dell’immigrazione che invece si vorrebbe tutelare. Un’ultima considerazione: io quel giorno c’ero, c’ero la mattina e ho parlato con diversi profughi che hanno raccontato a me e ad altri colleghi che gli afghani avevano il traduttore migliore, che il cibo non andava bene (perché servito negli orari sbagliati), che per fare la doccia bisogna fare code interminabili, che i bagni non funzionano ecce cc. Testimonianze che nel primo lancio web ho riassunto parlando di condizioni di vita all’interno della caserma come hanno fatto quasi tutti i colleghi degli organi di stampa che come me hanno cercato di raccontare anche in presa diretta quello che stava accadendo come ritengo sia giusto fare nell’interesse dei nostri lettori quando si verificano fatti di cronaca. La Croce rossa ha poi chiarito le cause della rivolta come si può leggere negli articoli pubblicati il giorno seguente anche perché alla Cavarzerani sono tornato anche nel pomeriggio di lunedì, ho parlato di nuovo con alcuni profughi e anche con il presidente della Croce rossa e alcuni volontari. Le tre pagine uscite il giorno seguente sono il risultato di quanto ho visto e delle diversi fonti con le quali io e i miei colleghi abbiamo avuto modo di parlare come ritengo sia giusto fare e come facciamo abitualmente al Messaggero Veneto, quotidiano che ha sempre avuto un ruolo di primo piano nelle battaglie civili che hanno contraddistinto il Friuli (da Loris Fortuna a Beppino Englaro) e che per primo da almeno due anni sta raccontando le storie di disperazione che contraddistinguono il fenomeno dell’immigrazione sulla rotta Balcanica. Cristian Rigo, Messaggero Veneto
Mi hanno accusato di avere scritto “una brutta pagina di informazione”. Secondo il collega Luigi Grimaldi avrei addirittura fomentato parole d’odio inventandomi una “inesistente rivolta dei profughi” alla Cavarzerani. Ma io quella mattina c’ero. E ho visto centinaia di persone inveire, urlare, protestare e minacciare. Di fronte a loro, al di qua del portone di ingresso, una cinquantina almeno di poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani, molti dei quali in assetto anti-sommossa. Grimaldi però lascia intendere che all’ex caserma non sia accaduto nulla di eccezionale.
Un semplice “problema interno di rapporti tra afgani e pakistani, che pretendevano – questo lo scrive lui, pretendevano – di non convivere più. Nessuna rivolta quindi”.
Tutto normale. Ma se così fosse come si spiega quell’eccezionale spiegamento di forze? Perché la Questura ha deciso di far intervenire più di cinquanta uomini? Qualcuno leggendo l’illuminante commento di Grimaldi avrà pensato a un’esagerazione e invece la stessa Croce rossa che gestisce la struttura ha poi ringraziato le forze dell’ordine per l’intervento tempestivo e proporzionato così come hanno fatto la Regione e il Comune.
E io la penso come loro: è stato un intervento tempestivo e – quello sì – proporzionato. Grimaldi invece giudica proporzionati alcuni commenti lasciati sui social da alcuni lettori e li cita pure: “Riaprire i forni”, “Gas per tutti”. Invece di condannare questi commenti (poi cancellati dal sito del nostro giornale) ritiene che la brutta pagina di informazione scritta dal sottoscritto abbia generato una “proporzionata reazione dei lettori”.
Il pensiero di Grimaldi è stato riportato anche nella home page dell’associazione Carta di Roma, associazione nata per dare attuazione al protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (CNOG) e a Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi). Così ho deciso di scrivere all’associazione Carta di Roma proprio nell’interesse di quella corretta informazione che dovrebbe tutelare.
Perché resto dell’idea che quella a cui ho assistito lunedì sia stata una rivolta documentata con foto e video da molti giornalisti presenti. Il signor Garzanti definisce una rivolta “il rivoltarsi di più individui contro un ordine costituito”. E lunedì “quasi tutti i richiedenti asilo di origine pachistana si sono radunati e hanno fortemente protestato perché – a loro dire – gli afgani avrebbero un trattamento diverso e di miglior favore. Hanno chiesto l’allontanamento degli ospiti afgani coinvolti nella lite di sabato, successivamente hanno minacciato di scendere in strada (oltre 600) se non avessimo provveduto a trasferire tutti gli afgani (oltre 100). Così scrive la Croce rossa nello stesso comunicato citato da Grimaldi. Certo, non ci sono stati feriti, ma mi domando cosa sarebbe successo senza l’intervento delle forze dell’ordine che dopo due ore di “trattative” hanno riportato la calma e fatto trasferire gli afghani. Anche perché sabato sera nel corso della “banale lite – e cito sempre la Croce rossa – che ha scatenato la manifestazione di lunedì” sono stati feriti tre migranti trasportati in ospedale dove sono stati medicati e dimessi (due con una settima di prognosi e uno con 5 giorni).
Il sindacato di polizia Consap ha descritto così l’episodio: “Due volanti sono dovute intervenire in una di queste dispute fra alcune centinaia di persone con gli operatori accerchiati dai contendenti, e solo grazie all’intervento di altre unità operative CC, Polizia locale e Polizia stradale (per un totale di 10 operatori… reperiti in emergenza sul territorio della provincia) sono riusciti ad uscire dall’accerchiamento. Sempre il Consap dopo i fatti di lunedì ha descritto la Cavarzerani come “una bomba a orologeria: sempre più frequenti infatti sono le risse fra le etnie presenti all’interno della struttura; risse violente che vedono coinvolte anche centinaia di persone”.
E dopo la “rivolta inesistente” il prefetto Vittorio Zappalorto ha convocato il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza e il giorno seguente il Questore Claudio Cracovia ha deciso una <stretta sui controlli. Un’altra esagerazione?
Un’idea di quello che è accaduto si può ricavare anche nelle foto a corredo della pagina pubblicata dal Messaggero Veneto e nei video diffusi sul sito. Ma per Grimaldi (e per la Carta di Roma?) sembra non essere successo nulla. Ma allora – mi domando – perché i volontari della Croce rossa hanno chiesto l’intervento della polizia? Se la rivolta era inesistente e si è invece trattato di una banale discussione o magari di un’educata richiesta perché non hanno provveduto a trasferire direttamente gli afghani nell’altra caserma dopo aver segnalato il “problema” e ottenuto il libera dalla Prefettura? (Problema si può dire?)
E – questa volta senza ironia – mi domando anche se quello che giudico un tentativo sminuire i fatti, sia solo un esempio di cattivo giornalismo (magari fatto seduto davanti al computer limitandosi a commentare un episodio riferito da un’unica fonte) o non produca invece effetti negativi anche rispetto al fenomeno dell’immigrazione che invece si vorrebbe tutelare.
Un’ultima considerazione: io quel giorno c’ero, c’ero la mattina e ho parlato con diversi profughi che hanno raccontato a me e ad altri colleghi che gli afghani avevano il traduttore migliore, che il cibo non andava bene (perché servito negli orari sbagliati), che per fare la doccia bisogna fare code interminabili, che i bagni non funzionano ecce cc. Testimonianze che nel primo lancio web ho riassunto parlando di condizioni di vita all’interno della caserma come hanno fatto quasi tutti i colleghi degli organi di stampa che come me hanno cercato di raccontare anche in presa diretta quello che stava accadendo come ritengo sia giusto fare nell’interesse dei nostri lettori quando si verificano fatti di cronaca. La Croce rossa ha poi chiarito le cause della rivolta come si può leggere negli articoli pubblicati il giorno seguente anche perché alla Cavarzerani sono tornato anche nel pomeriggio di lunedì, ho parlato di nuovo con alcuni profughi e anche con il presidente della Croce rossa e alcuni volontari.
Le tre pagine uscite il giorno seguente sono il risultato di quanto ho visto e delle diversi fonti con le quali io e i miei colleghi abbiamo avuto modo di parlare come ritengo sia giusto fare e come facciamo abitualmente al Messaggero Veneto, quotidiano che ha sempre avuto un ruolo di primo piano nelle battaglie civili che hanno contraddistinto il Friuli (da Loris Fortuna a Beppino Englaro) e che per primo da almeno due anni sta raccontando le storie di disperazione che contraddistinguono il fenomeno dell’immigrazione sulla rotta Balcanica.
Cristian Rigo, Messaggero Veneto
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