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Per i rifugiati, ma non sui rifugiati. L’edizione di Libération scritta da 21 titolari di protezione

Per il progetto Libé des réfugiés la testata francese ha affidato la scrittura degli articoli a un gruppo di rifugiati dai 20 ai 37 anni

L’edizione di Libération realizzata da rifugiati, “Libé des réfugiés” letteralmente “Libération dei rifugiati” è uscita martedì nelle edicole.

L’idea di questo numero speciale è arrivata dal direttore di redazione Laurent Joffrin che, con il supporto di cinque associazioni di sostegno ai migranti (Singa, Français langue d’accueil, Baam, Dom’Asile e Kodiko), ha cominciato a lavorare per selezionare, tra i rifugiati, un gruppo di ventuno volontari.

Come prima cosa si sono stabiliti i criteri di selezione: “comprendere almeno il francese, parlare l’inglese, essere appassionati di scrittura – scrive Libération – i primi candidati sono arrivati dalla Siria, dall’Iran, dal Sudan, dalla Colombia, della Russia, dall’Afghanistan e dalla Libia”. Il progetto è poi andato avanti con la prima riunione di redazione, dove ne è stata delineata l’ambizione editoriale: “un numero di Libération per i rifugiati ma non sui rifugiati”, che desse spazio alle loro firme senza renderli oggetto degli articoli.

Gli articoli dell’edizione speciale: dalla politica alla boxe femminile

Sono stati così coinvolti ventuno rifugiati dai 20 ai 37 anni che hanno lavorato con i redattori di Libération come parte integrante del giornale per preparare l’edizione uscita in edicola lo scorso 7 marzo.

«È stato interessante coinvolgerli e discutere con loro gli argomenti da approfondire, abbiamo così potuto affrontare tutte le tematiche da un altro punto di vista» afferma Luc Mathieu, della redazione esteri di Libération.

Tra i diversi articoli pubblicati c’è stato quello di Rooh, 27 anni, iraniano, che ha seguito per un’intera giornata i militanti del partito socialista e ha intervistato il candidato per le presidenziali 2017 Benoît Hamon. «Sono un appassionato di politica, lo facevo già in Iran, dove per essere giornalista politico devi essere anche un militante, m’incuriosiscono soprattutto i miei coetanei che seguono la politica, mi piace conoscerne le ragioni» chiarisce Rooh a Libération.

C’è poi Hamze, 34 anni, iraniano anche lui. Ingegnere elettronico in Iran, in Francia sta studiando finanza e ha intervistato l’attuale presidente della Repubblica francese Francois Hollande: «È molto interessante osservare e lavorare per le presidenziali in Francia, l’ho già fatto nel 2009 in Iran, anche per questo nel 2010 sono dovuto venire qui» dice a Libération. Hamze è inoltre il presidente dell’associazione Singa, un movimento cittadino francese che intende mettere in contatto i rifugiati con la società che li accoglie trovando i punti comuni tra le passioni di ciascuno. Come nel caso di Ina quando si parla di sport.

In Russia Ina era un’atleta e per il progetto di Libération ha lavorato a un articolo sugli stereotipi sulle donne che praticano sport considerati maschili, come la boxe. «Una volta arrivata in Francia lo sport mi ha aiutata molto, soprattutto ad abbattere le inevitabili barriere linguistiche che ho riscontrato da parte di alcuni francesi» racconta a Libération. Con Singa lavora inoltre a un progetto per favorire l’integrazione dei rifugiati proprio a partire dallo sport.

Per consultare il numero uscito in edicola clicca qui

Alcune immagini delle riunioni di redazione che hanno portato alla pubblicazione dell’edizione speciale di Libération.

L’immagine in evidenza è uno dei momenti della riunione di redazione per Libé des réfugiés

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