Di Paola Barretta
In occasione della Giornata Internazionale dei Rom, Sinti e Caminanti, è opportuna una riflessione intorno al linguaggio e alle cornici utilizzati per comunicare le comunità rom e sinte.
Un termine improprio, oggettivamente denigrante, entrato nel lessico dei media in riferimento a persone rom e sinte è «zingaro». Un termine ricco di connotati negativi, che accosta qualsiasi evento o azione compiuta da un rappresentante delle comunità, allo svolgimento di attività illegali, alimentando diffidenza, stereotipi e pregiudizi.
La Carta di Roma, fin dalla sia nascita nel 2008, nella definizione del giornalista Giovanni Maria Bellu “non ha nulla a che fare col concetto evanescente del politicamente corretto, è un insieme di regole tecnico-professionali. Ma non per questo la Carta di Roma è un correttore automatico che sostituisce la parola «zingaro» con la parola «rom o sinto» in un articolo. È, piuttosto, la tastiera con cui scriverlo, quell’articolo”.
La correttezza del linguaggio si inserisce, pertanto, nel quadro più ampio della selezione e della gerarchizzazione e soprattutto nel modo di confezionare le singole notizie; nella scelta di inserire l’appartenenza a una comunità come criterio di comprensione dell’evento stesso anche quando non è necessario a tal fine. Nel corso degli ultimi dieci anni, il termine «zingaro» è comparso 34 volte nei titoli dei principali quotidiani nazionali, «nomade» 16 volte, con una penetrazione nell’1% dei titoli. Nello stesso arco temporale i termini «rom e immigrati» sono comparsi insieme 125 volte (elaborazioni 2013-2023, Elaborazione Osservatorio di Pavia su dati della Rassegna Carta di Roma). Nel corso del “solo” 2023 il termine «borseggiatrici» è stato utilizzato 26 volte, spesso senza un riferimento esplicito a rom e sinti.
Guardando alla frequenza di utilizzo di termini impropri come «zingari/e» o «zingari/e» nei titoli della stampa e nell’universo delle pagine pubbliche di Facebook negli ultimi dieci anni (elaborazioni 2013-2023, Elaborazione Osservatorio di Pavia su dati della Rassegna Carta di Roma), è interessante notare la direzione complessiva delle serie nell’ambiente della stampa rispetto alla sfera pubblica del social media considerato. Nella stampa, il diacronico di frequenza dei termini discriminatori nel periodo 2013-2023 ha un andamento discendente (dal 5% di rilevanza nel 2014 sul complessivo dei titoli all’1,2% del 2023), mentre nelle pagine pubbliche di FB si assiste a un andamento crescente (dai 3.500 titoli su FB del 2014 ai 22.000 del 2020 e ai 6.700 del 2023).
Se però si guarda non ai titoli dei quotidiani in edicola o online ma ai profili FB delle testate giornalistiche online e dei giornalisti/e, emerge come il mondo del giornalismo abbia incrementato l’uso di alcuni termini denigratori sulle proprie pagine Facebook (un aumento del 30% rispetto al biennio 2018-2019), contrariamente all’atteggiamento tenuto nei titoli della stampa. Come se ci fosse un adattamento allo spazio delle piattaforme social che “permette” linguaggi più diretti ed enfatici, provocatori e offensivi.
In una fase in cui, molte questioni sociali diventano oggetto di polarizzazione è quanto mai cruciale verificare le fonti, riportare le informazioni in modo completo e accurato, evitare di creare “falsi allarmismi”. Con questa finalità, si realizza un aggiornamento delle Linee guida di Carta di Roma nella sezione relativa alla accuratezza dell’informazione nei confronti di rom e sinti.
Per il glossario clicca qui https://www.cartadiroma.org/glossario-rom-sinti/
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