“Hot spot” nella nuova accezione risulta offensivo, elusivo rispetto alla realtà, dunque politicamente scorretto.
A scriverlo sono gli studiosi e specialisti del gruppo Incipit dell’Accademia della Crusca, nato per monitorare neologismi e forestierismi in seguito alle 70.000 firme raccolte nell’ambito della petizione #Dilloinitaliano.
Incipit ha preso posizione contro il ricorso in italiano al termine “hot spot“, definizione adoperata dall’Unione europea, suggerendo di utilizzare al suo posto “centri di identificazione”.
“Il termine inglese, per quanto ora adottato nell’inglese burocratico dell’Ue, ha già altre connessioni semantiche assolutamente diverse che si sovrappongono pericolosamente al presunto senso nuovo (ad es. ‘punto di connessione Wi-Fi’, ‘locale alla moda’, per non considerare i vari impieghi italiani di “hot” in contesti ludici, sessuali e alimentari) occultandone il reale significato, serio e drammatico per la vita delle persone che entreranno in questi Centri”, scrive il gruppo dell’Accademia della Crusca.
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