“Il volto più dinamico e innovativo dell’Africa soffre di una costante sotto-rappresentazione nei media italiani”. È quanto emerge dalla quarta edizione de “L’Africa MEDIAta”, il rapporto presentato a Roma da Amref Health Africa-Italia in occasione dell’Africa Day.
Il dossier Africa Mediata 2023 è strutturato in due parti: la prima dedicata all’informazione complessiva su Africa, persone africane e afrodiscendenti nei media tradizionali, stampa e televisione; la seconda si focalizza invece sulla rappresentazione mediatica dell’innovazione e dello sviluppo africani, ricercando nell’immagine dell’Africa restituita dall’informazione italiana ciò che rinvia ai concetti di nuovo, futuro, dinamismo e cambiamento, emancipazione e talento, creatività e competenza.
Nel corso del 2022, l’Africa è apparsa in 953 notizie nelle prime pagine di sei testate, ovvero in media 13 volte al mese (-3 rispetto al 2021). Per l’84% le notizie raccontano l’Africa qui, ovvero riguardano fatti ambientati in Italia o in altri Paesi occidentali e nello specifico trattano temi legati alla sicurezza e ai flussi migratori (69,1%). Il restante 16,2% di notizie, ambientate in Africa, si focalizzano maggiormente su guerra e terrorismo (36,4%), e poi migrazioni e politica.
Nei notiziari del prime time e programmi di infotainment, si accentua una tendenza osservata a partire dal 2020: la riduzione progressiva di notizie sull’Africa. Nei Tg analizzati sono state rilevate soltanto 1.174 notizie pertinenti (22% in meno rispetto al 2021), di cui il 74% riguardante i flussi migratori e la gestione dell’accoglienza. L’emergenza migratoria è infatti uno degli argomenti più trattati, soprattutto in relazione a particolari fatti, come il caso della Ocean Viking. Nel 2022 sono diminuite le news su guerra e terrorismo a favore di notizie su viaggi istituzionali di ministri italiani in Africa, forniture di gas, COP27 ed eventi di cronaca come il caso Soumahoro.
La marginalità di attenzione per l’Africa viene confermata anche negli 85 programmi di infotainment analizzati su sette reti televisive: su 61.320 ore trasmesse in un anno sono stati rilevati, in calo rispetto allo scorso anno, 700 riferimenti all’Africa, in media un riferimento ogni 87 ore di programmazione. Si evidenzia come l’Africa sia rappresentata come una sola realtà, priva di specificità e caratterizzata uniformemente da un futuro senza speranza. Inoltre, a seguito dell’inizio della guerra in Ucraina, si nota all’interno dei programmi la presenza di una narrazione delle migrazioni che distingue tra rifugiati veri in fuga da un’invasione e profughi “di comodo”, come sembrano essere considerati coloro che provengono dal continente africano.
L’innovazione in Africa nei programmi di infotainment, nei media online e sui social. Dal rapporto di Amref emerge che di innovazione in Africa sui media italiani si parla poco e spesso nel modo sbagliato. Due dati lo confermano: l’estrema marginalità del tema, presente nelle testate specializzate ma difficilmente nei media mainstream, e la quasi esclusiva connotazione esogena dei cambiamenti, descritti per lo più come conseguenze di progetti esportati dall’Italia o in generale dall’Occidente. Nei 75 programmi televisivi analizzati, in 829 puntate, solo il 6% dei frame (50 frame) è dedicato al tema dell’innovazione e dello sviluppo in Africa.
Tendenza che si conferma anche con l’analisi delle edizioni online e delle pagine Facebook delle 62 principali testate giornalistiche italiane e degli organi di informazione dedicati all’Africa, da cui emerge che nel corso dell’anno solo 96 articoli e 28 post su Facebook riguardavano i processi di innovazione in Africa. Di questi, la maggioranza è dedicato al settore economico con focus su progetti di cooperazione che partono dall’Europa con la percezione di un continente “sotto tutela”. Gli unici esempi di narrazione complessa e continuativa sono le reti per la distribuzione del segnale 5G e le iniziative per il trasporto dei combustibili fossili. Per quanto riguarda invece l’innovazione culturale e artistica questa risulta collegata esclusivamente alla fruizione di eventi di scena in Italia, in Europa o in America. Si nota inoltre una tendenza a generalizzare il racconto dei processi di sviluppo al continente nel suo complesso, con una limitata focalizzazione sui singoli Paesi.