Non si ferma la mostra fotografica itinerante che da quasi un anno racconta il viaggio al campo profughi di Idomeni
Il progetto itinerante comprende sessanta foto e un video che raccontano il dramma dei profughi in fuga dalla Siria e costituiscono l’esperienza del Nucleo di documentazione della Croce viola – Pubblica assistenza di Sesto Fiorentino. Sono sette persone che ne hanno fatto parte, due giornalisti, due fotografi, una videomaker e due esperti di logistica. Insieme decidono di lavorare sulla documentazione delle emergenze e spostarsi con un furgone flyer dotato di parabola satellitare e tutta la strumentazione per fornire informazioni in tempo reale.
«Questo gruppo – spiega Davide Costa, giornalista capo missione del Nucleo – nato nel momento del sisma che ha colpito L’Aquila nel 2009 per dare copertura informativa a sostegno dei soccorsi della Protezione civile, ha deciso di continuare a lavorare provando anche una missione all’estero su quella che era l’emergenza del momento al confine greco – macedone».
Nel 2015 la Macedonia ha stabilito di chiudere le frontiere meridionali ai migranti, , a marzo del 2016 la crisi migratoria ha raggiunto una situazione insostenibile , il 24 maggio 2016 la polizia greca ha deciso lo sgombero della pianura di Idomeni, dove sono rimaste ammassate, in attesa della riapertura della frontiera da parte del governo di Skopje, oltre diecimila persone. Proprio in contemporanea con l’arrivo della missione della Croce Viola di Sesto Fiorentino, è iniziato dunque lo smantellamento dell’area e lo sgombero forzato delle persone, trasferite nei campi governativi greci.
«La mostra su Idomeni – spiega ancora Costa – è stata pensata con l’intento di raccontare la situazione che abbiamo visto nella primavera del 2016, in quello che è stato definito da più parti un vero e proprio inferno contemporaneo. Si è trattato di un banco di prova importante per il nostro lavoro poiché era la prima volta all’estero con strumenti da testare sul campo, un gruppo di persone estremamente ristretto con professionalità differenti che doveva lavorare in continua sintonia e contesto diverso sia rispetto a quello del terremoto sia alle attività di volontariato e soccorso su cui lavorano solitamente i nostri volontari. Detto questo, è stata un’esperienza umana forte anche grazie all’interazione che abbiamo avuto con i migranti, molti dei quali siriani, incontrati che hanno condiviso con noi le loro storie; essere riusciti a conquistare la loro fiducia è stato un traguardo importante. Poi non ci siamo più fermati, nel senso che abbiamo incominciato a organizzare, prima in Toscana e poi in tutta Italia, presentazioni della mostra».
Le tappe e le prospettive
Dalle Alpi alla Sicilia, sono state fino ad ora 11 le città interessate alla mostra che continua a spostarsi da novembre scorso, in spazi dedicati che prevedono anche incontri con scuole, associazioni e istituzioni. Dal Museoteatro della Commenda di Prè a Genova, alla Camera dei Deputati a Roma, alla casa confiscata al clan dei casalesi a Casal di Principe solo per citarne alcuni.
«Quando il sindaco di Cittareale – specifica Costa – ha visto la mostra a giugno alla Camera, ci ha chiesto di portarla nel reatino, dove saremo l’11 novembre».
In poco tempo verranno definite le prossime date che vedranno la mostra spostarsi anche in spazi di frontiera e fuori Italia. «considerando una mostra che si chiama “ ai confini dell’accoglienza” – continua il responsabile del Nucleo – siamo molto felici di poterla portare a dicembre al padiglione, ora in allestimento, del Plessi Museum al passo del Brennero, in prossimità del significativo luogo in cui sorgeva la dogana tra Italia e Austria». «A gennaio invece – conclude Costa – andremo oltre confine, al Parlamento Europeo a Bruxelles e siamo pronti a far fronte ad altre richieste di coloro che vengono a conoscenza di questa esperienza e continuano a contattarci; ci fermeremo solo quest’estate dopo questo tour di 19 mesi».
Foto di Andrea Nannini, Nucleo documentazione Croce viola