I media italiani dimenticano Aman e San, uccisi da un pirata della strada italiano
Continua il rumore mediatico intorno all’incidente stradale avvenuto a Roma, nel quartiere Battistini, in cui una donna ha perso la vita. È lecito domandarsi: il clamore sarebbe stato lo stesso se le persone all’interno dell’auto che ha investito la vittima fossero state italiane – e di origine italiana?
Pubblichiamo l’articolo scritto da Graziella Di Mambro per Articolo 21.
Aman e San, indiani, 19 e 20 anni. Travolti e uccisi. Da un italiano. Il silenzio dei media
A cura di Graziella Di Mambro
Senza clamore e senza persecuzioni gli alunni dell’istituto tecnico Rosselli di Aprilia si accingono a chiedere giustizia per Amandeep Sidhu e Sandeep Kaur, fratello e sorella di 19 e 20 anni, travolti e uccisi mentre il 9 maggio scorso aspettavano l’autobus del Cotral per andare a scuola. La Uno Turbo vecchio modello guidata da Joseph Avarello, 39 anni, italiano, apriliano, è piombata su di loro dopo essere uscita improvvisamente di strada su quel brutto tratto della Nettunense, nell’immediata periferia della città. Ferito gravemente, ma vivo, è il terzo fratello; sedicenne, anche lui stava alla fermata, ma si è miracolosamente salvato. Distrutto tutto: la palina, la piccola recinzione laterale e anche la sedia lasciata lì la sera precedente da Sonia, la prostituta che ogni notte aspetta i clienti proprio in quel punto. Secondo il verbale della polizia stradale l’uomo alla guida della vettura ne ha perso il controllo per motivi ancora incerti.
Non ci sono state interrogazioni parlamentari, né note di solidarietà, solo il grande affetto spontaneo della comunità di giovani di Aprilia in cui specialmente Sandeep si era integrato benissimo. Era uno di loro fin dal giorno in cui era arrivato sette anni fa, quando si era stabilito con la famiglia nell’azienda agricola dove la mamma e il papà lavorano come braccianti.
Sandeep è morto lì vicino, alla fermata del Cotral dove ogni mattina aspettava con la sorella e il fratello il bus per il Rosselli, una delle più grande scuole pubbliche della provincia di Latina. È il luogo da dove è partita, in silenzio, la lenta marcia di giustizia per Sandeep e i suoi fratelli. I compagni di scuola in questi giorni hanno chiesto l’accesso agli atti alla Regione e alla società Cotral per capire come mai la fermata del pullman fosse in un piccolo spiazzo senza stalli né protezioni, segnalato solo da una palina con il logo della società del trasporto pubblico regionale, quando tutte le fermate dei bus dovrebbero invece essere realizzate in seguito all’accettazione di un progetto e al sopralluogo dei tecnici.
I ragazzi del Rosselli vogliono sapere se questo iter c’è stato. Chiederanno poi anche gli atti alla Procura e potrebbero decidere di costituirsi parte civile nel processo contro l’uomo alla guida, indagato per duplice omicidio colposo e attualmente a piede libero; l’arresto non è scattato perché non è stato trovato sotto l’effetto di alcol o droghe. Forse era solo troppo preso dalla sua Uno Turbo. Non si sa.
Fino a oggi la notizia della morte di due ragazzini travolti mentre cercavano di andare a scuola ha “meritato” un minuto in un solo tg nazionale, niente sui giornali nazionali, nemmeno il nome delle vittime sulle agenzie locali, nessuna menzione dei funerali.
La storia di Sandeep, della sorellina uccisa e del fratello ferito è molto semplice, senza fronzoli né gesti eroici. Erano parte della nuova generazione della comunità indiana che vive a Latina, 6.191 persone che forse, in realtà, arrivano a 10 mila con i lavoratori in nero e che sono oggi il motore dell’agricoltura pontina. Se un giorno i braccianti indiani si fermassero non arriverebbero frutta e verdura fresca nei mercati all’ingrosso di mezza Italia. Le scuole pontine hanno una percentuale sempre più elevata di studenti indiani e nella frazione di Borgo Hermada a Terracina in alcune classi delle elementari sono la maggioranza; nel pomeriggio gli istituti primari di Terracina e Sabaudia tengono corsi di italiano per adulti; la Uil sta stampando le prime brochure sulla sicurezza nei luoghi di lavoro anche in lingua sikh oltre che in rumeno, inglese e albanese.
La cronaca di questa incredibile morte è stata “scialba” e non ha suscitato rivolte popolari e politiche, ma forse il processo all’omicida potrà essere diverso se in quell’aula di Tribunale riusciranno a entrare i compagni di classe di Sandeep.