Nuove vittime del mare. Come le racconta la stampa italiana
Triton non dispone di risorse e mandato necessari per salvataggio di vite umane. Alla luce delle tragedie nel Mediterraneo di questa settimana e delle centinaia di rifugiati e migranti che hanno perso la vita in mare, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati esorta l’Unione Europea a cambiare approccio nell’affrontare l’emergenza delle traversate via mare, mettendo il salvataggio di vite umane come principale priorità. «Dopo gli eventi di questa settimana, non c’è più alcun dubbio che l’operazione Triton sia terribilmente inadeguata a sostituire l’italiana Mare Nostrum», ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres. «La priorità deve essere data al salvataggio di vite umane. È necessaria un’operazione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo più efficace, non solo un controllo delle frontiere».
Le oltre 300 persone morte o disperse questa settimana sono il risultato di una tragedia che ha coinvolto quattro imbarcazioni partite dalla Libia, ognuna con circa 100 persone a bordo. Sono 29 le persone morte per ipotermia, alcune di loro a bordo di navi dell’operazione “Triton”. Una delle quattro imbarcazioni risulta tutt’ora dispersa.
Con queste parole ieri Unhcr commentava l’ennesima tragedia avvenuta nel Mediterraneo, esortando le istituzioni europee a non voltarsi dall’altra parte.
Pochi mesi dopo il termine dell’operazione Mare Nostrum si torna a contare. Non le persone salvate, ma le vittime. Morti ancora una volta troppo numerose per essere relegate tra gli episodi di cronaca, spingono l’Italia e l’Europa a riflettere.
E anche la stampa si interroga. Si sarebbe potuto evitare? Come evitarlo in futuro? Suggeriamo la lettura di alcune di queste riflessioni, pubblicandone alcuni estratti:
L’operazione “Mare nostrum” non serviva a granché ma un po’ ne aveva salvati. “Triton” adesso è un massacro, sembra ci abbiano studiato apposta. La Commissione europea ha annunciato che terrà il suo primo dibattito di orientamento sull’immigrazione a inizio marzo e che sta svolgendo «uno studio di fattibilità» sul pattugliamento delle frontiere marittime europee, una funzione che andrebbe al di là del mandato attuale di Frontex, ma «servono più fondi». Uno studio di fattibilità. A marzo. Più fondi. A occhio e croce, di qua a marzo ne moriranno qualche altro migliaio. Serve contare i morti? L’Europa, intanto, pensa.
Lanfranco Caminiti, «Erano negri, erano trecento, sono morti», Cronache del garantista
Un anno e mezzo fa, il 3 ottobre 2013, davanti a Lampedusa 366 morti; oggi oltre 300. E non ci si poteva aspettare niente di diverso. Sapevamo di essere in una sorta di tregua, dettata dalle condizioni meteorologiche, e che l’arrivo della primavera avrebbe portato altri naufragi. Siamo stati ottimisti e non c’è stato concesso tempo a sufficienza per preparaci ai nuovi lutti.
I quattro gommoni carichi di profughi, partiti dalle coste libiche, sono finiti da subito in balia delle onde; e i racconti dei sopravvissuti ci hanno restituito immagini di orrore.
Molte le ragioni di questa ecatombe, ma una balza agli occhi perché a lungo discussa, fatta oggetto di controversie e conflitti, sguaiatamente reclamata con argomenti indecenti e infine ottenuta. E, infatti, come non vedere il nesso tra la conclusione della missione ” Mare Nostrum” e questa ennesima strage?Luigi Manconi, «La strage annunciata», Il Manifesto
E se l’Europa non si decide ad occuparsi anche di vite umane, oltre che di debito pubblico, noi italiani abbiamo solo due opzioni davanti. Una è lasciar continuare le stragi, sostenendo – anche a ragione – che se in mare si muore non è solo colpa nostra. Un’altra è mettere davanti a tutto il cuore, che è poi la cosa che sappiamo fare meglio, e pensare che prima delle discussioni politiche ci sono nostri fratelli da non lasciar morire di disperazione. Mare Nostrum è stata un’operazione che probabilmente non ci potevamo permettere: ma, oltre a salvare vite umane, ha avuto il pregio di farci sentire, per una volta, un po’ meno peggio di come ci dipingono in Europa. Anzi, un po’ migliori degli altri.
Michele Brambilla, «La politica e i fratelli che muoiono», La Stampa
Carta di Roma ricorda ancora una volta ai colleghi quanto sia importante trattare il tema con la massima attenzione e precisione, offrendo ai lettori gli strumenti per comprendere quanto sta accadendo nel Mediterraneo.