In occasione del convegno svoltosi a Roma su “Antisemitismo e odio online. Caratteristiche e strumenti di contrasto” (all’interno del progetto “Reason – REAct in the Struggle against ONLine hate speech”) , la Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio, Milena Santerini, e Mattia Peradotto, Direttore di Unar, colgono l’occasione per fare il punto sulla diffusione dell’odio online, sulle caratteristiche e sulle possibili strategie di contrasto, con un focus sul tema dell’antisemitismo.
La questione dell’hate speech, del suo contrasto e della sua rimozione è quanto mai cruciale: nel 2019 l’Osservatorio antisemitismo del CDEC ha registrato 251 episodi di antisemitismo, il 29% in più rispetto all’anno precedente, e gli studi sulla percezione mostrano, da un lato, la permanenza di pregiudizi nei confronti degli ebrei che “rappresentano nell’immaginario collettivo il potere, la ricchezza, la coesione e la solidarietà intra-gruppo” e, dall’altro, la rilevanza della questione, per 58% dei cittadini italiani ritiene che l’antisemitismo sia abbastanza e/o molto importante (cfr. Strategia Nazionale di lotta all’antisemtismo). In ragione di ciò, il Presidente della Scuola Superiore di Magistratura, Giorgio Lattanzi, ribadisce la necessità di “tutelare l’integrità della persona: dignità e persona coincidono, oggi il focus è sui discorsi di odio online e sull’antisemitismo, i più pericolosi sono quelli che mirano a suscitare comportamenti aggressivi e offensivi”.
“Non ho mai usato le parole odio e vendetta – afferma la Senatrice Liliana Segre – per questo voglio lasciare un’eredità morale non parlare mai di odio e vendetta, per questo ho chiesto l’assunzione di una comune responsabilità nel contrasto al discorso di odio nel dibattito pubblico, nella convinzione che si tratta di un compito fondamentale per difendere la democrazia e la nostra bella costituzione”.
Un percorso condiviso dalle istituzioni europee, “soprattutto nei confronti delle piattaforme che muovono volumi oltre i 45 milioni di utenti, spinte ad attuare una serie di misure per rendere l’ambiente sicuro e affidabile”, specifica Roberto Bortone, funzionario di Unar.
Ci si muove in una fase caratterizzata “da una diffusa pretesa di non essere presi sul serio quando il fatto è online; da un’affermazione di un nuovo regime discorsivo – la post-verità o altra verità – per il quale valgono le emozioni e le convinzioni personali di partenza”, sottolinea Stefano Pasta, ricercatore e studioso di hate speech online. Il ruolo dell’Agcom, come afferma l’Avvocato Davide Mula, va proprio nella direzione “dell’adozione di provvedimenti di diffida a non diffondere e reiterare contenuti discriminanti e di incitazione alla violenza nell’audio-visivo”.
È importante dunque, secondo Alessandra Galluccio, Assistente di Diritto Penale all’Università di Milano, definire, sotto il profilo giuridico, cosa sia la pari dignità e il diritto a parità di trattamento. Durante i lavori della Commissione Segre, è stata valutata l’applicazione dell’articolo 604bi del codice penale (Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa): “è stato usato pochissimo, sembra che le sentenze siano poco più di 300, considerato che la norma è in vigore dal 1975. Da questo punto di vista, sottolinea Luigi Varanelli, giudice del Tribunale di Milano, è fondamentale applicare le norme in modo coerente. È il caso, per esempio delle manifestazioni del disciolto partito fascista: “quando è evidente il fine di strumentalizzazione delle commemorazione, quando è rilevante il riferimento attuale e continuo ai principi di intolleranza e supremazia, alle leggi razziali e alla loro applicazione non siamo non siamo nella commemorazione”.
Paola Barretta
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