Di Graziella Di Mambro su Articolo 21
Aumentano ancora le aggressioni ai giornalisti in Italia: lo certifica il rapporto dell’Osservatorio istituito dal Ministero dell’Interno pubblicato in queste ore. Un resoconto che si ferma al 30 settembre 2021 e che attesta un incremento del 21% (156 episodi) rispetto all’analogo periodo del 2020, quando i casi registrati erano stati 129. La maggior parte degli attacchi ai giornalisti arriva da contesti politico-sociali (43%) mentre il 13% arriva da ambienti della criminalità organizzata, il restante 44% viene catalogato come “altre fattispecie”. Le intimidazioni avvenute tramite web sono state 74, ossia il 47% del totale. Circa la distribuzione geografica il maggior numero di minacce e aggressioni avviene nel Lazio (e questa è la conferma di un trend che dura da anni), seguono Toscana, Lombardia e Sicilia. Purtroppo ci si trova di fronte ad un’escalation e infatti nel 2020 erano stati censiti 163 casi, +87% rispetto al 2019 quando se ne contarono 87. Va detto che per alcuni atti intimidatori non è stata presentata denuncia da parte del giornalista vittima.
Un paragrafo a parte del rapporto del Ministero analizza cosa è accaduto nell’ambito delle campagne informative sull’emergenza pandemica, con ben 25 episodi censiti. Ciò che emerge è una violenza verbale in aumento sui social network contro i giornalisti, elemento già analizzato nel 2020 come fattore di rischio. Autentiche campagne di odio sono state scatenate contro molti giornalisti, con minacce di aggressioni fisiche e persino di morte, tutte legate al lavoro della vittima, a reportage su argomenti di attualità soprattutto in tema di migrazioni. Dei 156 episodi intimidatori registrati fino a settembre scorso due sono avvenuti all’estero in danno di giornalisti italiani in servizio a Parigi e New York. Poi: 39 nel solo territorio laziale, 19 in Toscana, 18 in Lombardia, 16 in Sicilia, 9 in Calabria e altrettanti in Emilia Romagna. Se il modus operandi più frequente prevede l’uso della rete (al primo posto c’è l’utilizzo dei social Facebook e Twitter), resta alto il numero delle aggressioni fisiche (secondo posto per frequenza), seguite dalle minacce verbali, invio di oggetti, scritte ingiuriose e danneggiamenti. Si sono inoltre registrati episodi di sabotaggio informatico. Chi sono le vittime? Per due terzi giornalisti uomini, il resto è composto da donne e troupe radiotelevisive sia della Rai che di reti private. Se si guarda all’analisi dei singoli territori e città più colpite nel 2020 è stata Roma il luogo più rischioso per i giornalisti italiani, seguita da Ragusa e Napoli. Mentre le province con i dati più alti sono state Milano, Palermo, Cosenza, Bari, Caserta e Catania, dunque una distribuzione omogenea da nord a sud del Paese. Ecco cosa è cambiato nel 2021 (fino a settembre): la provincia che ha fatto registrare il numero maggiore di episodi è stata ancora Roma (36 eventi), seguita da Milano (11), Firenze (8); circa le province: Napoli, Palermo, Reggio Calabria hanno fatto registrare 5 episodi ciascuna.
Il Ministero fornisce in questo dossier anche una mappa dei luoghi più pericolosi per i giornalisti dal punto di vista fisico, ossia l’agibilità concreta dei territori da raccontare. E sotto questo profilo nel 2020 la Campania, seguita dal Lazio, sono state le aree in cui si sono avute più aggressioni fisiche in danno di giornalisti. Fino a tutto settembre 2021 invece in vetta alla hit delle aree più pericolose c’è il Lazio, seguito dalla Toscana.
“Nel 2021 sono stati registrati 25 episodi intimidatori nei confronti di giornalisti impegnati nelle campagne informative relative all’emergenza pandemica. – si legge nel dossier del Ministero dell’Interno a proposito degli scontri nei cortei no vax e no green pass – In particolare, in diverse città italiane si sono svolte negli ultimi mesi manifestazioni di protesta contro le misure governative di contenimento della diffusione del COVID 19. Dal luglio scorso tali manifestazioni hanno riguardato anche l’introduzione della normativa che prevede l’adozione del Green Pass e le limitazioni connesse all’utilizzo dello stesso. In tali contesti sono emersi segnali di acredine nei confronti dei giornalisti presenti in piazza – ritenuti responsabili di una non corretta informazione sulla problematica pandemica – che sono stati insultati, invitati ad allontanarsi ed, in alcuni casi, accusati di aver “inculcato il timore nella popolazione attraverso la diffusione di notizie non corrette. Sette dei 25 eventi registrati sono stati consumati nel corso di tali manifestazioni”.
“E’ un dato che ci aspettavamo purtroppo. – dice il Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti – Ringraziamo l’Osservatorio del Ministero dell’Interno per il lavoro che sta facendo e che contribuisce a rendere tutti edotti del fenomeno gravissimo dell’aggressione all’informazione nel suo complesso, ma bisogna constatare ancora una volta che in ambito parlamentare non è cambiato nulla e che tutte le leggi a tutela dei giornalisti (ancorché insufficienti) sono congelate da anni”.