“People are abused because they are too young and they’ve got no voice. You know when you’re lonely and you’ve got nobody to talk to and nobody seems to care about your situation, or even ask what you’re going through. It’s whereby people don’t pay attention to the street children, to their needs. “ Aliysha* and her twin sister left home in Zimbabwe to get away from a physically abusive step-father who also kept them from going to school. They ran away to a nearby town, but had to eat food from bins and sleep in bushes. She spent six months working for a woman who then refused to pay her. Her sister eventually left for South Africa to find work and they lost contact. In 2008 Aliysha decided to try to reunite with her sister in South Africa. She was 17. On the way she was sexually assaulted by knifepoint by a man who offered her help with transportation. She eventually made it to Cape Town, but encountered xenophobia there. Aliysha says: “I know a Zimbabwean there whose house was burnt down because they did not want him here. People call us cockroaches. It is a dangerous place to be a child alone.” Aliysha eventually found help at a Save the Children supported children’s centre in Johannesburg. She’s thankful for the care and attention she has received at the centre and says it has helped to heal her. She is now documented and has a job at a local charity shop. She also supports other children at the centre.
Il fenomeno della tratta e dello sfruttamento di minori in 106 paesi al mondo indica che su 63.251 casi rilevati a livello globale sono 17.710 (pari ad 1 un caso su 4) e riguardano bambini o adolescenti, con una larga prevalenza di genere femminile (12.650), e i minori rappresentano il secondo gruppo più numeroso tra le vittime di tratta dopo le donne.
Sono alcuni dei dati riportati nel dossier “Piccoli Schiavi Invisibili – 2017” diffuso da Save The Children Italia, a due giorni dalla giornata internazionale contro la tratta di esseri umani.
Secondo il rapporto il fenomeno è radicato anche nei paesi dell’Unione Europea, dove nel 2016, rispetto ai dati raccolti tra il 2013 e il 2014, risultano almeno 15.846 vittime accertate o presunte, di cui le donne rappresentano il 76% e i minori il 15% (pari a 2.375), mentre le forme di sfruttamento principali emerse sono la prostituzione forzata (67%) e lo sfruttamento lavorativo (21%) soprattutto in ambito agricolo, manifatturiero, edile, nei servizi domestici e nella ristorazione.
Il bacino dei minori stranieri non accompagnati giunti via mare in Italia, più che raddoppiato nel 2016 (25.846) rispetto all’anno precedente e ulteriormente cresciuto nei primi mesi del 2017, continua a essere uno dei gruppi di bambini e adolescenti maggiormente esposti alle diverse forme di tratta e sfruttamento in Italia.
«La lotta ai trafficanti e agli sfruttatori dei minori deve essere ferma e inflessibile, a partire dai paesi di origine e di transito dei tanti bambini e adolescenti soli che raggiungono poi anche il nostro Paese e l’Europa, e invece della sicurezza e di una opportunità di futuro si ritrovano di nuovo nelle mani di chi è pronto a sfruttarli e ad approfittare di loro» è quanto ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children.
Secondo le stime riportate da Save the Children il numero dei minori non accompagnati bengalesi giunti via mare in Italia è cresciuto in modo significativo. Nel 2016 sono stati 1.053 i minori bengalesi arrivati via mare e solo nei primi 5 mesi del 2017 hanno già raggiunto quota 1.170 (16,5% del totale dei bengalesi) segnalandosi come il primo gruppo numeroso tra tutti i minori non accompagnati.
Per i minori non accompagnati egiziani, arrivati in Italia in numero crescente negli ultimi anni, fino a raggiungere i 2.467 nel 2016 (+ 340% rispetto al 2011), il dossier riporta come “la rete degli sfruttatori agisce nelle loro zone di provenienza in Egitto incentivando le partenze e stabilendo con le famiglie contratti di debito che possono variare da 4.000 euro, nelle aree meridionali del Paese, o 2.000 euro se si è già più vicini ai porti di imbarco. La necessità di restituire rapidamente il debito, nella realtà porta a uno sfruttamento attraverso il lavoro in nero a Roma e Torino nei mercati generali, negli autolavaggi 12 ore al giorno 7 giorni su 7 per 2 o 3 euro all’ora, nelle pizzerie, kebabberie e frutterie anche in turnazioni notturne, nelle aziende edili a Milano, per compensi che raggiungono raramente i 300 euro al mese. In molti casi si rendono anche disponibili a svolgere attività illegali, come lo spaccio di droga, o vengono adescati e sfruttati sessualmente nel circuito della pedofilia e pedo-pornografia”.
I minori non accompagnati eritrei, 3.832 quelli arrivati via mare in Italia nel 2016, sono il gruppo più numeroso tra gli adolescenti soli, anche con meno di 13 anni. Il loro obiettivo, dopo il “in transito” nel nostro paese, è di raggiungere familiari, parenti o amici nei paesi del nord Europa. Secondo il dossier, in base ai riscontri a Roma, nel 2016, tra i minori soli eritrei in transito, si è anche registrato un aumento di presenze femminili (+10-15% rispetto al 2015) e di bambini tra i 10 e i 14 anni, mentre a Milano in centinaia hanno condotto e conducono vita di strada nei pressi della Stazione Centrale in promiscuità, esposti ad ogni rischio. Nonostante l’Eritrea sia un paese d’origine riconosciuto come eleggibile per la procedura di ricollocamento in Europa, solo pochissimi minori hanno potuto finora beneficiare di questa opportunità.
«I paesi europei hanno la possibilità di offrire un’opportunità di salvezza e futuro concreta a tutti questi minori che hanno già vissuto esperienze orribili. L’accesso alla procedura di ricollocamento dei minori soli deve essere una priorità assoluta e, nel loro caso, la lista dei paesi di origine eleggibili dovrebbe essere estesa anche agli altri paesi d’origine dei minori che si considerano in transito» ha concluso Raffaela Milano.
Per leggere il dossier completo clicca qui
L’immagine in evidenza è tratta dal dossier “Piccolo schiavi invisibili – 2017”
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