Il progetto che offre supporto alle operazioni di salvataggio scrive una lettera di denuncia per le pratiche deumanizzanti messe in atto da giornalisti, volontari e organizzazioni
Traduciamo e rilanciamo una lettera aperta rivolta a giornalisti e volontari pubblicata da Alarm Phone, progetto di Watch The Med che mette a disposizione dei rifugiati un numero telefonico al quale rivolgersi per segnalare le situazioni di difficoltà nel Mediterraneo, per poter lanciare allarmi e supportare le operazioni di salvataggio.
L’appello fa seguito ad alcune immagini diffuse da SkyNews UK, nelle quali osserviamo un uomo a bordo di un’imbarcazione di salvataggio, presunto scafista, essere costretto a assistere al trasporto delle salme di tre giovanissime vittime della cui morte è stato accusato e all’identificazione di una di esse da parte del padre.
Sostenere migranti e rifugiati in difficoltà: contro il sensazionalismo e le pratiche che sviliscono la dignità da parte di volontari e giornalisti
Negli ultimi mesi e anni, la rete di Alarm Phone ha assistito, sostenuto ed è divenuta parte di innumerevoli progetti e iniziative venuti alla luce con gli attuali movimenti di massa attraverso l’Europa. Dall’assistenza umanitaria in mare ai convogli di terra, dalle mense alle donazioni di abiti, fino all’organizzazione di alloggi: migliaia di volontari hanno cercato di alleviare le sofferenze di coloro che tentano di attraversare le frontiere per raggiungere un qualche luogo in Europa. È grazie a questa solidarietà se il regime che regola le frontiere europee non ha causato la perdita di un numero ancora maggiore di vite. Mentre ci consideriamo fortunati a essere parte di queste coalizioni che manifestano solidarietà nei confronti delle persone in viaggio, abbiamo assistito a pratiche da parte di volontari, giornalisti e organizzazioni – incluse quelle con cui cooperiamo in situazioni di emergenza in mare – che consideriamo molto problematiche.
Con questa lettera pubblica ne vogliamo evidenziare alcune che consideriamo svilenti per la dignità umana e dannose per le persone interessate. Chiediamo maggiore cautela e prassi regolate da principi etici nei casi in cui ha a che fare con persone che si trovano, comunemente, in condizioni di alta precarietà e vulnerabilità. Ciò che ci ha indotto a scrivere questa lettera è una preoccupazione diffusa tra i membri di Alarm Phone, emersa dopo aver visto le immagini di un’operazione di salvataggio in mare condotta dalla Migrant Aid Offshore Station. La Moas è un’organizzazione umanitaria che soccorre le persone in mare, principalmente nel Mediterraneo centrale e, recentemente, anche nel mare Egeo. Abbiamo cooperato diverse volte, nelle occasioni in cui le emergenze erano portate all’attenzione della Moas da Alarm Phone. Abbiamo scritto loro un’email privata comunicando le nostre preoccupazioni, ma a oggi non abbiamo ricevuto risposta.
Le riprese a bordo dell’imbarcazione Moas mostrano come la squadra è intervenuta in occasione di un salvataggio nell’Egeo. Sebbene molte persone siano state salvate, in quell’occasione tre bambini hanno perso la vita. Terminata l’operazione di soccorso, a bordo della nave hanno avuto luogo scene “sensazionalistiche” e vergognose: la guardia costiera greca, salita a bordo dell’imbarcazione, costringe un uomo turco, accusato di essere lo scafista dell’imbarcazione naufragata, a inginocchiarsi e a guardare i corpi dei bambini deceduti, mentre il padre è condotto sul posto per identificarli. L’uomo accusato di essere lo scafista era stato lui stesso appena soccorso e, nonostante potesse essere coinvolto nei misfatti, la presunzione della sua innocenza è stata chiaramente violata con questo atto macabro. Ci siamo inoltre trovati in grave difficoltà con il comportamento dei reporter che erano stati invitati a bordo della nave. Non solo hanno ripreso persone che stavano rischiando la vita, mostrandone anche i primi piani, ma sono stati autorizzati a intervistare alcuni sopravvissuti, così come il presunto scafista. Riprendere e intervistare chi è appena sfuggito alla morte, in alcuni casi persone seriamente traumatizzate in seguito alla morte dei propri cari, è eticamente scorretto e mette in pericolo la salute psicologica dei sopravvissuti.
Consideriamo sia il fatto di invitare i giornalisti a bordo che la pubblicazione delle immagini in cui sono mostrate persone che affrontano il lutto e lo shock, azioni incaute e irresponsabili.
Sappiamo che le immagini che mostrano la sofferenza o persino la morte dei rifugiati sono, a volte, utilizzate per denunciare le violenze che si verificano alle frontiere europee e siamo consapevoli del fatto che renderle pubbliche sia importante per poter chiedere più ampie operazioni di soccorso o per fare emergere gli effetti scandalosi delle politiche esercitate ai confini. Tuttavia, i momenti di perdita e lutto devono essere rispettati e chiediamo, dunque, maggiore cura, rispetto e responsabilità nella realizzazione e nella pubblicazione di immagini che mostrano i rifugiati. Lo chiediamo in nome del rispetto della dignità delle vittime e dei sopravvissuti, ma anche per la nostra stessa dignità, per poter creare una comunità e una società in cui la privacy e la dignità delle persone siano rispettate e in cui sia dato loro valore.
Alarm Phone, 15/02/2016
L’immagine sopra non mostra un’operazione di soccorso Moas.