#nohatespeech: «Esiste un’altra formula di odio, la mancanza di verità nelle informazioni»
Beppe Fiorello ha firmato l‘appello contro i discorsi d’odio, gli hate speech. Nel farlo, ci ha inviato questa riflessione. Che aiuta a chiarire che i diffusori di odio non hanno nulla a che fare col problema della libertà di manifestare le proprie idee. Si può essere critici, anche molto critici, ma non si deve mai violare la dignità del prossimo. A viso coperto, tra l’altro.
Credo che l’odio sia stato il movente e il motore a dare il via alle guerre tra gli esseri umani, siamo sommersi dall’odio e sta avanzando a grandi passi attraverso il più importante mezzo di comunicazione mai esistito: internet.
Se c’è una regressione netta ed evidente dell’essere umano, ciò è dato dall’odio.
Il cyber-odio poi è il più vigliacco, spesso nasconde l’identità degli individui che lo usano perché non hanno il coraggio di esprimere civilmente il loro dissenso e le loro idee, si mettono una maschera e danno inizio ad un gioco massacrante che non costruisce ma distrugge. Spesso hanno figli ai quali la mattina, prima di mandarli a scuola, danno un bacio sulla fronte pregandoli di fare il loro dovere.
Esiste però un’altra formula di odio, la mancanza di verità nelle informazioni.
Pippo Fava diceva: «Io ho un concetto etico del giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, tiene continuamente allerta le forze dell’ordine, sollecita la costante attenzione della giustizia, impone ai politici il buon governo».
Giuseppe Fiorello
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