«Se ci si divide su un tema come questo si perdono di vista i diritti delle persone», dice il presidente dell’Assoallenatori. «Nella lotta al razzismo il calcio può fare di più», spiega Ulivieri a G2 Parlamenta
A cura di G2 Parlamenta
«A me sembra che dividersi su un pensiero di destra o sinistra su un tema come lo ius soli significhi perdere di vista i diritti delle persone, dimenticarsi che, al di là del calcio, siamo tutti cittadini del mondo». Lo afferma il presidente dell’Associazione italiana Allenatori, Renzo Ulivieri, in un’intervista a G2 Parlamenta, iniziativa della Rete G2, nata per raccontare il dibattito attorno alla cittadinanza. «Su un argomento come questo il mondo dello sport può fare da apripista anche rispetto alla politica» spiega Ulivieri, facendo riferimento alla Carta di Vicenza, con cui lo scorso ottobre il calcio italiano si è impegnato per lo ius soli sportivo, nell’ottica di equiparare le modalità del primo tesseramento dei calciatori minori anche ai nati in Italia da genitori stranieri o soggiornanti in Italia da almeno 5 anni. Il presidente dell’Assoallenatori si sofferma poi sui recenti episodi di razzismo che hanno riguardato il mondo del calcio, anche giovanile: «Il calcio può fare di più, così come la scuola e ognuno di noi – afferma Ulivieri a G2 Parlamenta – e possiamo farlo solo se ci sentiamo addosso una responsabilità di fronte al razzismo. E in questo senso anche l’attività sportiva può svolgere un ruolo importante».
Intanto continuano a ripetersi gli episodi di razzismo sui campi di calcio, riuscendo, talvolta, a trovare spazio sulle pagine dei quotidiani. L’ultimo è riportato dal Fatto Quotidiano stamattina: «Calcio giovanile, ennesimo episodio di razzismo».
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