Si tratta di un meccanismo in cui il business e la periferizzazione dei luoghi di accoglienza, sembrano costituire un fronte unico. A seguito della pubblicazione del rapporto “Accogliere: la vera emergenza” pubblicato a febbraio 2016, la rete degli attivisti e associazioni della Campagna LasciateCIEntrare, ha continuato il monitoraggio dei centri di detenzione, di accoglienza (CAS e CARA) ed i nuovi Hotspot presenti sul territorio nazionale. La campagna LasciateCIEntrare presenta così il rapporto sulla mobilitazione nazionale della società civile per la richiesta di accesso nei centri per migranti in occasione della giornata mondiale del rifugiato.
Secondo il rapporto, in Italia, i Cas sono presenti capillarmente in ogni regione, ve ne sono oltre 3000 per un totale di richiedenti asilo accolto pari al 72% di coloro che sono arrivati in Italia dai tanti scenari di guerra e di crisi (al 31.12.2105 nei CAS erano ospitati 76.683 migranti). Vi sono poi 4 Cie: a Roma, Torino, Caltanissetta, Brindisi.
Tra le azioni promosse dalla campagna LasciateCIEntrare sono state 65 le richieste d’ingresso inviate alle diverse Prefetture per visite ai centri d’accoglienza tra hotspot, Cie Cara, Cas, Centri per Msna e tendopoli sull’intero territorio nazionale, a seguito delle richieste, le delegazioni della campagna sono riuscite ad entrare in 40 centri nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Piemonte, Lazio, Campania, Basilicata, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Il quadro che emerge dal monitoraggio «mostra uno spaccato di un sistema nel quale fioriscono ghetti destinati ad alimentare soltanto la frustrazione e la rassegnazione, anticamera di pratiche di sfruttamento legale o meno, mentre le istituzioni continuano ad operare in un clima emergenziale e contemporaneamente cercano di rassicurare l’opinione pubblica affermando che l’accoglienza in Italia è sotto controllo […] L’accoglienza è un tema che ci riguarda tutti. La civiltà di un paese si misura sui diritti che riesce a garantire e dall’informazione che riesce a dare. Il mancato accesso è una lesione del diritto del cittadino ad essere partecipe attivamente ai processi democratici quanto all’essere correttamente informati».
Inoltre desta timore «la volontà di aprire nuovi Cie o di ripristinare quelli oggi chiusi per rendere più efficace la pratica dell’espulsione. Con due differenze sostanziali rispetto al passato. La prima è che quanto prima avveniva su dimensione soprattutto nazionale assumerà sempre più una connotazione europea. È l’Europa che mette i soldi per i rimpatri, è l’Europa che vuole controllarne l’esecuzione mediante l’istituzione di una Guardia di Frontiera, mediante i funzionari Frontex, mediante voli concordati con più paesi. In secondo luogo mentre i rimpatri effettuati in passato dai Cie riguardavano (soprattutto ma non solo) persone da anni presenti in Italia e che non avevano formalmente il titolo per restarvi o avevano avuto precedenti penali oggi si rimpatriano, anche in paesi in cui è a rischio la loro incolumità, numerose persone colpevoli unicamente di aver trovato rifugio in Europa e di non corrispondere agli standard espressi da una commissione territoriale per l’asilo».
Altrettanto preoccupante è la situazione che riguarda gli attivisti e membri della campagna poiché, «nel 2016 hanno subito intimidazioni e pressioni per le relazioni pubblicate». Il dettagliato rapporto contiene inoltre focus sulle visite negli hotspot di Trapani e Lampedusa, all’ex caserma Cavarzerani di Udine, al CIE di Brindisi Restinco.
L’auspicio di LasciateCIEntrare è che questo rapporto possa contribuire alla diffusione di una corretta informazione tra i cittadini.
Per leggere il rapporto integrale clicca qui
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