Di Giancarlo Ghirra, vice presidente Associazione Carta di Roma
Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un’impennata di discorsi razzisti da parte di rappresentanti della politica. Discorsi ripresi con una certa enfasi dagli organi di stampa. Un esempio per tutti, la nomina della ministra per l’integrazione Cécile Kyenge: tanti, troppi i giudizi contro di lei basati esclusivamente sul colore della sua pelle e sulle sue origini africane. La rilevanza dei contenuti e della normale dialettica politica ha ceduto il passo a facili e biechi attacchi personali che niente hanno a che vedere con le posizioni e le ragioni espresse dalla ministra.
«Schiarisce le idee alla Kyenge» si legge oggi in prima pagina sul quotidiano Libero, a proposito del dibattito sullo ius soli. Titolo tristemente eloquente riguardo l’uso razzista delle parole da parte di certa informazione.
L’Associazione Carta di Roma sente il dovere di rivolgere un appello ai direttori di giornali e telegiornali, affinché evitino titoli stigmatizzanti. Ma anche perché evitino di farsi megafono e portavoce di dichiarazioni razziste, finendo per legittimare a mezzo stampa i cosiddetti predicatori d’odio.
Un appello, il nostro, che riprende quanto richiesto dal Consiglio d’Europa a proposito dei cosidetti hate speech. Problema che l’Europa si pose nel 1997, anno in cui venne emanata la Raccomandazione sui “discorsi d’odio” (Racc. Cons. Eu. N.20 del ’97).
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