“Gli stadi di calcio sono da sempre degli anticipatori e amplificatori di problematiche presenti all’interno della nostra società e il razzismo e la xenofobia trovano spesso, purtroppo, una loro espressione“, affermava Daniela Conti dell’UISP, progetto Ultrà nel 2005.
Pochi giorni fa abbiamo segnalato la notizia della nascita della squadra di calcio del Cara di Mineo, composta da richiedenti asilo africani che vivono nel centro d’accoglienza, come un’eccezione del racconto mediatico sul calcio e l’immigrazione.
Oggi non solo riprendono il sopravvento le cronache poco sportive sui cori ingiuriosi negli stadi e su quelli che Severgnini dalle colonne di Sette, supplemento del Corriere della Sera, chiama “gli eccessi da tifo”, ma squarcia il velo di ottimismo arrivato da Mineo, una notizia da Forlì. Il Casablanca, nata dodici anni fa come squadra di calcetto e da tre anni approdata nel campionato a undici, composta da giocatori di origine marocchina ha deciso di ritirarsi dopo l’ennesimo episodio di insulti e offese arrivati dagli spalti dello stadio – quello di casa – dove giocavano contro la squadra della Juventinità sabato scorso.
“Abbiamo solo pensato che non ne vale più la pena. Noi giochiamo per divertirci, forse per sfogarci. Venti euro al mese, qualche aiuto, qualche colletta, il custode che “dimentica” di farci pagare le pulizie degli spogliatoi, c’è anche gente che ci vuole bene, ma il campo costa e la lavanderia costa e metà di noi è disoccupato. Se devo sentirmi insultare anche ogni sabato, se devo rischiare di perdere la pazienza e reagire in modo sbagliato, allora vado al parco con mia moglie” racconta nel bel pezzo di Michele Smargiassi su Repubblica, il presidente della squadra.
la squadra di immigrati che si ferma per razzismo La Repubblica 14.03.2013
squadra di immigrati, insulti razzisti stop al torneo amatoriale Il resto del carlino 14.03.2014
Cori razzisti gli ultrà della juve contro mariella scirea messaggero 14.03.2014