Tunisia, Marocco e Nigeria i tre principali paesi di provenienza delle persone detenute nei centri di identificazione ed espulsione italiani. Lo rende noto Medici per i Diritti Umani pubblicando nuove informazioni sulla popolazione dei Cie, elaborate sulla base dei dati della Polizia di Stato.
Su 6016 migranti trattenuti nei centri tra il primo gennaio e il 31 dicembre 2013, la maggior parte era rappresentata da uomini. Le donne detenute durante il periodo preso in analisi sono state 585. Le nazionalità più diffuse variano significativamente col genere. Gli uomini arrivano principalmente da Tunisia, Marocco e Albania, mentre le donne sono per lo più di origini nigeriane, romene e cinesi.
Già a febbraio Medu aveva diffuso alcune cifre che riguardavano, in particolar modo, la procedura di rimpatrio. Nel 2013 meno della metà dei migranti trattenuti è stata rimpatriata. Sono state espulse 2749 persone, ossia il 45,7% del totale, con un flessione del 5% rispetto all’anno precedente, in cui era stato fatto ricorso al rimpatrio nel 50,5%. L’organizzazione aveva evidenziato che il numero complessivo dei migranti rimpatriati attraverso i Cie nel 2013 corrispondeva allo 0,9% del totale degli immigrati in condizioni di irregolarità che si stimava essere presenti sul territorio italiano al primo gennario 2013. Una conferma, secondo Medu, «dell’inefficacia e l’irrilevanza dello strumento della detenzione amministrativa nel contrasto dell’immigrazione irregolare».
Dalle nuove tabelle diffuse da Medici per i Diritti Umani emerge che il numero di rimpatriati in rapporto al totale dei migranti detenuti di una certa nazionalità è piuttosto disomogeneo: da un minimo del 28% di rimpatri sul totale delle persone di origine algerina a un massimo dell’80% dei casi per i provenienti dall’Albania.
I centri. Il Cie di Roma Ponte Galeria ha ospitato il maggior numero di trattenuti (1.287), seguito da quello di Trapani Milo (1.166), dove le espulsioni tuttavia hanno raggiunto solo il 17,8%.
Oggi, ricorda il Medu, dei dieci centri di identificazione ed espulsione solo cinque sono operativi stando al sito del ministero dell’Interno (aggiornato al primo ottobre 2014). Si tratta dei Cie di Torino, Roma Ponte Galeria, Bari, Trapani Milo e Caltanisetta. Durante l’estate 2014, infatti, le strutture di Milano e Bologna sono state convertite in centri di prima accoglienza per migranti e i centri di Brindisi, Crotone e Gorizia risultano temporaneamente chiusi per lavori o in attesa dell’assegnamento della gestione.
Come rilevato dal rapporto della Commissione per i Diritti umani del Senato i cinque centri operativi ospitano una quantità di persone inferiore rispetto alla capienza effettiva, dimostrando la mancanza di efficienza del sistema. Un esempio è rappresentato dal Cie di Ponte Galeria a Roma, nel quale si trovano (dati aggiornati al 6 ottobre) 121 migranti su 360 posti disponibili.
Il rimpatrio volontario assistito. Nel primo semestre del 2014, secondo i dati del ministero dell’Interno, il numero di trattenuti continua a ridursi, con un tasso di efficacia intermedio tra i due anni precedenti: 1.036 migranti rimpatriati pari al 48,8% delle 2.124 persone detenute. Sembra inoltre essere confermata la tendenza che vede assumere maggior rilievo alla misura del rimpatrio volontario assistito; dai 773 del 2012, il numero di casi è aumentato ai 1.036 nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014 ne sono stati già registrati 612.
“Necessario superare l’attuale sistema”. Con particolare riferimento al disegno di legge europea 2013 bis, con cui il Senato ha approvato il 17 settembre la riduzione del tempo massimo di trattenimento nei Cie da 18 mesi a 90 giorni, in attesa dell’approvazione definitiva della Camera, il Medu osserva che «queste misure rappresentano senz’altro una positiva inversione di tendenza rispetto a un lungo periodo che ha visto, prima, prevalere le strategie di governo volte a potenziare l’apparato dei CIE e a prolungare in modo irragionevole i tempi di trattenimento, poi, una sostanziale immobilità politica di fronte alle drammatiche criticità che emergevano dai centri sparsi in tutta Italia». Tuttavia, afferma l’organizzazione, «tali provvedimenti risultano comunque insufficienti a superare l’attuale sistema dei Cie che, al di là di ogni ragionevole dubbio, si è rivelato in sedici anni del tutto fallimentare sia dal punto di vista della tutela dei diritti umani sia nel contrasto dell’immigrazione irregolare. È dunque necessario che il Governo disegni oggi una chiara e coerente strategia volta al superamento del sistema dei CIE nell’ambito di una profonda riforma dell’attuale legge sull’immigrazione. Sarebbe un passo di civiltà importante ed anche un esempio, forse, per altri Paesi europei».
Gli ultimi dati diffusi da Medici per i Diritti Umani: TABELLA 1 e TABELLA 2