Gli stranieri in Italia occupati passeranno dagli attuali 2 milioni a 4 milioni nel 2030
Nei prossimi quindici anni il numero di immigrati occupati raddoppierà, passando dai 2 milioni del 2015 ai 4 milioni nel 2030. A osservarlo è Il Centro studi della Cisl, secondo il quale in questo modo sarà invertita la tendenza che ha visto declinare i flussi di immigrazione per lavoro verso l’Italia, crollati dell’84% dal 2010. Secondo questa stima, il contributo dei lavoratori stranieri al Pil aumenterà dal 9 al 15%.
Secondo la Cisl la presenza di immigrati, infatti, nel 2015 rappresentativa dell’8,2% sul totale della popolazione residente in Italia, arriverà al 14,6%. Il 17,4% degli stranieri in Italia avrà tra i 15 e i 64 anni e sarà, dunque, in età da lavoro.
I dati sono stati diffusi in occasione in occasione del convegno che ha tenuto a Roma il 4 ottobre (“Migranti: dai muri all’accoglienza e all’inclusione nell’Europa dei diritti”), durante il quale il sindacato ha presentato le sue proposte di politica migratoria europea.
Stranieri occupati e i disoccupati
Le rilevazioni della Cisl indicano che dei 2.294.000 immigrati con un regolare contratto di lavoro 1.238.000 sono uomini e 1.056.000 donne. Nel 70% dei casi sono inquadrati come operai, con un reddito che, per il 40% degli occupati, è inferiore agli 800 euro mensili.
Il tasso di disoccupazione tra gli stranieri è pari al 16,9%, mentre il numero di stranieri inattivi è in crescita (1.200.000) ed è costituito principalmente da donne (70%).
«C’è sostanziale differenza tra il fenomeno percepito è il fenomeno rappresentato dai dati Istat» ha dichiarato Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia dei processi migratori presso l’Università di Milano. Se la percezione dell’opinione pubblica è quella di un’immigrazione in drammatico aumento, rappresentata da giovani uomini di origine africana, spiega Ambrosini, i dati Istat delineano un quadro ben diverso: «L’immigrato medio è donna, provenienza europea (est più che altro). Il mercato regola l’immigrazione più della politica, per questo motivo la stessa immigrazione è stazionaria da quando il mercato non tira più. Ufficialmente le frontiere sono chiuse dagli anni ’70, ma gli immigrati sono continuati ad arrivare causa lavoro. Il loro forte obiettivo è far studiare i figli. Dal 2008 ad oggi la percentuale di posti di lavoro degli occupati è salita dall’8 al 10%, con picco massimo di occupazione nel settore dell’assistenza. Importante sottolineare che l’immigrazione non è solo conseguenza di povertà: i migranti infatti appartengono in larga parte alla loro classe media e si spostano per fare lavori più umili ma pagati meglio».