È bastata la presenza di un passaporto siriano, vicino al corpo di uno degli attentatori, per parlare senza alcuna base certa di “kamikaze rifugiato”
Inutile negarlo: sono moltissimi i lettori che, sul web, si limitano ai titoli. E qual è la notizia che arriva, leggendo quelli raccolti qui sotto?
I titoli di alcune testate affermano che uno degli attentatori era un rifugiato siriano, altri, invece, dicono che accanto al corpo di uno dei kamikaze è stato ritrovato un passaporto siriano. Due versioni molto diverse, eppure la notizia è una sola (e, per fortuna, vi è chi la comunica correttamente),
Al momento della pubblicazione di quei titoli (14 novembre) non vi sono ancora informazioni aggiuntive che confermano o smentiscono l’autenticità del passaporto. Questo tuttavia non è sufficiente a evitare che molte testate giungano a conclusioni affrettate, fornendo un’informazione già allora sbagliata (poiché si trattava solo di un’ipotesi da verificare).
Necessario rilevare il tono, purtroppo scontato, dei commenti generati dagli articoli il cui titolo afferma con certezza che uno dei kamikaze fosse siriano: “Sappiamo chi sono, sappiamo dove sono, ammazziamoli tutti, uomini, donne, bambini, sono tutti marci! […]“, è uno dei tanti esempi (qui a fianco, clicca sull’immagine per ingrandirla).
A distanza di quasi venti quattro ore, le indagini sono andate avanti e i dubbi sul passaporto sono sempre più elevati.
Ma quel “terrorista rifugiato siriano”, anche se non esiste, è già entrato nella mente di molti a causa di un’informazione irresponsabile.