Di Eleonora Camilli su Redattore sociale
ROMA – “Fate una verifica e vedrete che in tutti gli ospedali, non c’è un extracomunitario di qualsiasi età positivo o ricoverato per Cov19!!!!!!!!! Come è possibile!?!?!? Solo gli italiani….allora…meditare gente”. E’ questo solo uno dei post che, negli ultimi giorni, gira sui social e che affronta la questione del contagio da coronavirus, relativa alla popolazione straniera presente nel nostro paese. C’è chi parla di migranti vaccinati contro la tubercolosi, fattispecie che li renderebbe immuni al contagio. Chi, con tono complottista, di un virus che attacca solo gli italiani, perché nelle statistiche non risulterebbero deceduti di nazionalità straniera. In realtà, la questione è molto semplice. Nelle tabelle rese note giornalmente dalla Protezione Civile, che riportano il numero dei contagi, dei decessi e dei guariti, non vengono indicate le nazionalità dei pazienti. Motivo per cui alcune persone sono portate erroneamente a pensare che si tratti esclusivamente di italiani. Ad oggi, quindi, non sappiamo quanti siano gli stranieri che hanno contratto il virus e se si tratti di comunitari o extracomunitari. A smentire la bufala oggi è intervenuto anche il virologo Roberto Burioni, che in tweet polemico sottolinea: “L’ultima delle bufale è che il coronavirus non colpisce gli extracomunitari. Chi è dotato di sprezzo del pericolo può venire dove mi trovo in questo preciso momento, al San Raffaele di Milano, per controllare di persona che non è assolutamente vero”.
L’ultima delle bufale è che il coronavirus non colpisce gli extracomunitari. Chi è dotato di sprezzo del pericolo può venire dove mi trovo in questo preciso momento, al San Raffaele di Milano, per controllare di persona che non è assolutamente vero. — Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 23, 2020
Intanto in queste ore si moltiplicano gli appelli delle associazioni che chiedono misure specifiche per tutelare i migranti nei centri, sia quelli di accoglienza, che nei Cpr e gli hotspot. Senza dimenticare le persone che vivono negli insediamenti informali e nei ghetti del Sud. Un contagio in quei luoghi, già normalmente insalubri, potrebbe avere delle conseguenze drammatiche. La scorsa settimana un primo caso si è verificato in un centro di accoglienza a Milano: un ospite è stato trovato positivo al coronavirus nella struttura di via Fantoli, in zona Mecenate. Subito sono scattati i protocolli e le procedure di emergenza.
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