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Continuano i corridoi umanitari anche per i profughi vittime di conflitti diversi da quello dell’Ucraina. Sono atterrati venerdì mattina 27 maggio a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 41 rifugiati siriani che hanno vissuto anni nei campi profughi della Valle della Bekaa e del nord Libano o in alloggi precari delle periferie di Beirut e Tripoli. Si tratta di famiglie e singoli che negli ultimi mesi hanno sofferto un pesante peggioramento delle loro condizioni di vita, non solo a causa della pandemia, ma anche della gravissima crisi politica, economica e sociale che sta attraversando il Libano.
A questo primo gruppo si sono aggiutne stamane 30 maggio altre 22 persone, per un totale di 63 persone. Tra di loro 23 sono minori che a causa della situazione precaria del Libano per lo più non frequentano la scuola e alcuni malati che verranno presi in cura negli ospedali italiani. Il nuovo arrivo permetterà anche la realizzazione di alcuni ricongiungimenti familiari con parenti che erano giunti in precedenza nel nostro paese con i corridoi umanitari.
Il loro ingresso in Italia è stato reso possibile attraverso il sistema dei Corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, in accordo coi Ministeri dell’Interno e degli Esteri, che dal febbraio 2016 hanno portato in salvo nel nostro Paese, dal Libano, oltre 2.300 persone. Complessivamente in Europa con i corridoi umanitari sono giunti più di 4.600 richiedenti asilo.
I nuclei familiari giunti questa mattina saranno accolti anche da associazioni, parrocchie, comunità e singoli cittadini in diverse regioni italiane (Sardegna, Lazio, Lombardia, Calabria, Sicilia, Toscana, Piemonte, Puglia, Emilia Romagna, Trentino) e verranno avviati in un percorso di integrazione: per i minori attraverso l’immediata iscrizione a scuola e per gli adulti, subito con l’apprendimento della lingua italiana e, una volta ottenuto lo status di rifugiato, l’inserimento nel mondo lavorativo. I corridoi umanitari, interamente autofinanziati (dalla raccolta fondi di Sant’Egidio e l’8 per mille della Tavola valdese) e realizzati grazie a una rete di accoglienza diffusa, rappresentano una best practice che coniuga solidarietà e sicurezza.
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