Da uno dei tre registi di “Io sto con la sposa” e fondatore di Fortress Europe arriva l’idea per un nuovo libro che «attraverso un progetto giornalismo narrativo intrecci l’epica della gente comune alla storia di questi vent’anni di guerre e terrorismo, tra geopolitica e storytelling » afferma Gabriele Del Grande.
Nella presentazione del progetto per la produzione di “Un partigiano mi disse” Del Grande mette la faccia, la voce e i ricordi: «Ho conosciuto di persona uno dei contrabbandieri di pecore di Al-Bukamal lo scorso aprile in Turchia insieme a decine di fuggiaschi di Raqqa e Deir Ezzor. Uomini e donne dalle storie eccezionali. Sopravvissuti tre volte alla repressione della dittatura, alla ferocia della guerra e al regime degli uomini in nero. Da quel viaggio sono tornato con un registratore pieno di interviste, un centinaio di pagine di sbobinature, un mare di domande nella testa e l’urgenza, mai così forte, di tornare a scrivere».
È da qui che parte l’idea del libro, per provare a rispondere alle domande rimaste insolute: chi sono gli uomini e le donne che a migliaia si arruolano per difendere il Califfato? Chi sono i civili rimasti nelle loro città? Ma soprattutto: come si è arrivati a tutto questo?
Per il crowdfunding ci sono 60 giorni di tempo, dopo inizierà l’anno di ricerca così articolato: sei mesi di viaggi (tra Turchia, Libano, Siria, Iraq, Tunisia e Libia) e sei mesi di scrittura. «Il libro dovrebbe essere sugli scaffali dalla fine del prossimo autunno. Nel frattempo pubblicherò sui social i diari dei miei viaggi e qualche estratto delle storie più interessanti. La grande sfida sarà uscire dalla nicchia e portare al grande pubblico una storia indipendente, e per certi versi sovversiva, completamente prodotta dal basso».
Del Grande è stato cinque volte in Siria dall’inizio della guerra, parla correntemente arabo, ha alle spalle dieci anni di inchieste nel Mediterraneo e si racconta così: «siamo giovani, cosmopoliti, curiosi, inguaribili idealisti, solidali e avventurieri. Tenuti insieme dal nostro sguardo sul mondo, dalle nostre lotte e dall’amore per il nostro Mediterraneo. E siamo tanti: migliaia di persone in Italia e nel mondo».
«Dato che non ho bisogno di interpreti e che lavoro spesso senza fixer, ho messo in preventivo 1.800 € a viaggio per 6 trasferte di 15 giorni l’una. Per la ricerca e la scrittura invece ho preventivato una borsa di studio della durata di un anno di 1.400 € mensili (che al lordo delle tasse diventano circa 2.250 €). Insieme, borsa e viaggi costano 38.000 €».
Il progetto è un punto di partenza «se tutto va bene, tra uno o due anni si replica e lo si fa in modo collettivo».
Per sostenere il progetto clicca Un partigiano mi disse
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