Dalla campagna “Una storia dietro ogni numero” di UNHCR riprendiamo questa volta il racconto a cura di Preethi Nallu dell’esperienza di una donna fuggita dalla Siria insieme alla sua famiglia e giunta in Grecia nella speranza di arrivare nell’Europa del Nord (foto ©UNHCR/A.D’Amato).
Campo di Lavrion, Grecia. Jihan, 34 anni è fuggita dalla Siria con suo marito Ashraf e i loro due figli. Jihan è cieca e suo marito ha gravi problemi alla vista. Come molti altri siriani sono arrivati in Europa dopo un pericoloso viaggio in mare dalla Turchia verso la Grecia.
Jihan ricorda tutto della traversata in mare, le grida dei suoi compagni di viaggio, le onde turbolente, la stretta delle mani dei suoi figli. «In quei momenti – ricorda – ho pensato che avevo sottratto i miei figli al pericolo della morte per condurli verso un altro pericolo». Dopo 45 ore in mare finalmente approdano sull’isola greca di Milos. Senza supporto o assistenza di alcun genere, arrivano ad Atene. Ad Atene, la polizia li arresta e rimangono in prigione per quattro giorni. «Ci hanno detto che non potevamo rimanere ad Atene o in altre tre città greche», racconta asciugandosi le lacrime.
Ashraf ha proseguito il viaggio verso il Nord Europa per chiedere asilo, mentre Jihan e i bambini sono rimasti nel campo Lavrion, a circa 40 chilometri dalla capitale greca. Per la prima volta dall’età di 12 anni, Ashraf e Jihan sono stati costretti a separarsi. «Dato che entrambi non vediamo bene, ci completiamo a vicenda», spiega Jihan con un sorriso malinconico. Ashraf ha ottenuto l’asilo in Danimarca ed è in attesa di potersi ricongiungere con la sua famiglia. Nel campo di Lavrion Jihan vive con altre famiglie con bambini. «Pensavo che, vista la mia particolare situazione, il governo ci avrebbe aiutato – dice Jihan – Ma non aiutano nessuno. C’è una famiglia con sei figli e una donna che ha il cancro qui, ma nessuno li aiuta. Siamo intrappolati». Una volta, Jihan conduceva una vita felice ad Aleppo, lavorava nel settore pubblico, con due figli e un marito amorevole al suo fianco. Ora il suo unico desiderio è che la sua famiglia sia riunita. La guerra li ha allontanati dal proprio paese, l’Europa li ha separati. «Siamo venuti qui per avere una vita migliore e trovare persone che potrebbero meglio comprendere la nostra situazione – conclude – Sono così sconvolta quando vedo quanto poco capiscano la nostra situazione».
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