Rilanciamo l’articolo a cura di Anna Meli pubblicato su Salute internazionale, che riflette sul modo in cui il tema della salute, in relazione all’immigrazione, è trattato dai media italiani.
A cura di Anna Meli
«Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte e comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati», cita il secondo punto della Carta di Roma. Se c’è un ambito nel quale tale indicazione viene più spesso disattesa è quello delle notizie sulle salute.
Nella rassegna stampa tematica che l’associazione Carta di Roma realizza vengono raccolti in un database gli articoli delle principali testate giornalistiche italiane e catalogati per parole chiave e per argomento. Il materiale giornaliero viene ordinato secondo 11 sotto categorie che, pur non propriamente omogenee tra loro, riescono a coprire i vari ambiti tematici tra cui appunto quello relativo alle notizie sulla salute e la sanità.
Dai dati estrapolati relativi al periodo che va da aprile 2014 a maggio 2015 la percentuale di articoli che trattavano in modo specifico di salute e immigrazione erano solo il 2,23%. In termini assoluti 353 articoli sui più di 15mila monitorati.
È sulla cronaca e sulle politiche dell’immigrazione che si accentra l’attenzione del giornalismo italiano soprattutto in riferimento all’arrivo di nuovi flussi di richiedenti asilo sulle coste meridionali. Di rifugiati e di sbarchi si è ampiamente parlato nei quotidiani per tutto l’anno di rilevazione indicato. Ma solo in riferimento al periodo che va dall’aprile a settembre del 2014 che si concentrano invece la stragrande maggioranza delle notizie relative alle tematiche sanitarie.
Si tratta di quello che potremmo chiamare l’effetto ebola. Aumenta l’informazione sull’espandersi dell’epidemia nei paesi africani colpiti, vengono diramate le prime circolari sulle misure di vigilanza dai ministeri della Salute nei paesi europei e assistiamo alla ripresa degli arrivi via mare dei profughi. Come sappiamo inoltre lo sbarco si configura come un’autentica “icona mediale” dell’intero fenomeno migratorio. Le immagini dei barconi in mezzo al mare, affollati di poveri “disperati” e la carica di termini bellici (invasione, assalto ecc.) che accompagnano le notizie sugli sbarchi monopolizzano l’attenzione sul momento dell’ingresso nel territorio italiano, relegando in un cono d’ombra mediatico e del discorso pubblico, la storia dell’immigrato e del suo percorso migratorio. Se associamo quindi alla ripresa degli arrivi la paura ancestrale che ha suscitato e uscita il virus di ebola ecco che la miscela diventa esplosiva.
Infatti dei 353 articoli sulla salute e immigrazione ben il 67% si sono concentrati in un arco temporale ristretto e sono tutti relativi ad allarmi sanitari legati agli sbarchi.
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