Su Rete Nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio
Con una lettera inviata direttamente alla Presidente del Senato, abbiamo espresso ieri tutta la nostra preoccupazione per la possibilità che la votazione odierna di “non passaggio agli articoli” potesse avvenire a scrutinio segreto. E che questa possibilità determinasse lo stop all’esame degli articoli e degli emendamenti del ddl, ovvero lo stop all’iter parlamentare del testo.
La preoccupazione era purtroppo fondata. Con 154 voti favorevoli e 131 contrari (con un rovesciamento di fronti rispetto alle previsioni di chi, ottimisticamente, presagiva un passaggio in aula senza sorprese), il Senato si è infatti espresso per il “non passaggio” agli articoli, decretando così – di fatto – l’affossamento del ddl.
Vista l’importanza sociale del provvedimento in discussione, fino all’ultimo abbiamo chiesto un voto palese per la seduta di oggi in Senato, e auspicato un esito positivo del confronto in aula, che portasse a una rapida approvazione del ddl per dotare anche il nostro Paese di una norma di civiltà e per garantire il rispetto della Costituzione.
Così non è stato, e chi ha voluto questo esito – anche nascondendosi dietro al voto segreto – dovrà in qualche modo risponderne di fronte al Paese, alla società civile, ai propri elettori, e soprattutto di fronte alle persone che, a seguito di questa votazione, non potranno avvalersi di un equo trattamento sul piano giuridico e di una piena cittadinanza sul piano dei diritti civili.
Inutile nasconderlo: si tratta certamente di una sconfitta bruciante per chi subisce discriminazioni per motivi di sesso, genere, identità di genere e abilismo. E quindi è una sconfitta bruciante per la società e la politica tutta, che a causa delle posizioni più retrive di molti sue/suoi esponenti, invece che estendere diritti e tutele – come sarebbe normale che fosse in un paese ‘normale’ – sancisce la liceità di discriminazioni, e quindi di discorsi d’odio e violenze, verso determinate persone e gruppi di persone.
È una sconfitta che lascia amarezza, sconcerto, rabbia. E non potrebbe essere altrimenti, visto il nostro costante e continuo sostegno al ddl Zan, e vista la grande battaglia civile e culturale portata avanti insieme a tante persone, con convinzione e determinazione.
Ma è anche – proprio per questo – una sconfitta che ci chiede, oggi più che mai, di non arretrare di un passo nella difesa dei diritti umani e nel contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio. Perché se la maggioranza dei senatori e delle senatrici ha scelto oggi di seguire le istanze più conservatrici di una parte del Paese, noi continueremo a batterci insieme alla società civile contro le discriminazioni e le diseguaglianze formali e sostanziali. E per i diritti di tutte le persone.
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