«Le Nazioni Unite furono istituite 70 anni fa per assicurare che gli orrori della Seconda guerra mondiale non si sarebbero mai più ripetuti. Adesso assistiamo a una violenza su scala massiccia che produce un’enorme crisi dei rifugiati. Siamo di fronte a un clamoroso fallimento nella ricerca di soluzioni efficaci per risolvere le necessità più pressanti dei nostri tempi», con queste parole Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, commenta l’uscita del Rapporto annuale sulla situazione globale dei diritti umani.
In Italia a preoccupare maggiormente Amnesty International, oltre ai diritti di rifugiati e migranti, restano l’assenza del reato di tortura nella legislazione nazionale, la discriminazione nei confronti delle comunità rom, la situazione nelle carceri e nei centri di detenzione per migranti irregolari e il mancato accertamento delle responsabilità per le morti in custodia.
Al centro del quadro italiano, infatti, gli arrivi via mare di rifugiati e migranti: 3400 le persone che hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo nel 2014, oltre 170 mila i profughi arrivati, 10 mila dei quali minori non accompagnati. «Dopo aver salvato oltre 150.000 rifugiati e migranti che cercavano di raggiungere l’Italia dal Nord Africa su imbarcazioni inadatte alla navigazione – afferma Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia – a fine ottobre l’Italia ha deciso di chiudere l’operazione Mare nostrum. Avevamo chiesto al governo, e lo stesso primo ministro si era impegnato pubblicamente in questo senso, di non sospendere Mare nostrum fino a quando non fosse stata posta in essere un’operazione analogamente efficace, in termini di ricerca e soccorso in mare. Le nostre richieste non sono state ascoltate, con le conseguenze ampiamente previste di nuove, tragiche morti in mare, nonostante il pieno dispiegamento dei mezzi e l’impegno della Guardia costiera italiana, lasciata pressoché sola dalla comunità internazionale». L’Italia, aggiunge Rufini, durante il semestre di presidenza Ue ha sprecato l’opportunità di istituire «politiche in tema d’immigrazione che dessero priorità a salvare vite umane, attraverso l’apertura di canali sicuri di accesso alla protezione internazionale, piuttosto che a controllare le frontiere».
Tra le criticità evidenziate da Amnesty le difficoltà a garantire un’accoglienza adeguata alle migliaia di richiedenti asilo sbarcati nel Sud e a proteggere i minori soli, le condizioni dei Centri di detenzione ed espulsione, lo sfruttamento dei lavoratori stranieri.
Tra i fatti del 2014 segnalati, inoltre, vi sono: le indagini sulle circostanze della morte di circa 200 persone annegate l’11 ottobre 2013, nell’ambito delle quali non vi sono stati passi in avanti; l’approvazione ad aprile da parte del Parlamento di una legge che chiedeva al Governo l’abolizione entro 18 mesi del reato di “ingresso e soggiorno irregolare”, che ancora non ha dato esiti; l’autorizzazione ricevuta dalla polizia, da parte del ministero dell’Interno, a usare la forza per assicurare la raccolta delle impronte digitali durante l’identificazione di rifugiati e migranti; la riduzione a ottobre del periodo di trattenimento per i migranti irregolari in attesa di espulsione a un massimo di 90 giorni.
Per quanto riguarda la condizione dei rifugiati l’analisi di Amnesty International non è ottimista: se non vi sarà una reazione rapida da parte dei leader mondiali, nel corso del prossimo biennio potrebbe verificarsi un «peggioramento delle crisi umanitarie e dei rifugiati, con un sempre maggior numero di persone in fuga dai conflitti, i governi ancora impegnati a chiudere le frontiere e la comunità internazionale sempre più incapace di fornire assistenza e protezione».
Persiste anche la discriminazione nei confronti della comunità romanì (l’Italia è stata appena bacchettata, in proposito dall’Unione europea: «L’Italia fa ancora poco per tutelare i rom»). Amnesty rileva che il Governo non è stato in grado di attuare la strategia nazionale per l’inclusione dei rom, soprattutto per quanto riguarda l’accesso a un alloggio adeguato; inoltre sono stati registrati diversi sgomberi forzati.
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