Di 65.3 milioni di persone costrette ad abbandonare la propria casa a causa di persecuzioni e conflitti, circa la metà è rappresentata da donne e bambine. Più esposte in alcune società ad abusi e discriminazioni, sono troppo spesso vittime di violenza e sfruttamento nei paesi di origine, durante il viaggio e persino negli stati che le accolgono.
L’Alto commissario delle Nazioni unite per i Rifugiati in occasione della Giornata internazionale delle donne si dichiara “particolarmente preoccupato per l’allarmante tasso di persone, tra coloro che arrivano via mare, vittime di violenze sessuali e di genere, tra cui stupri, prostituzione forzata, mutilazioni genitali femminili e matrimoni precoci, violenza domestica“. Nel 2016 sono giunte in Italia attraversando il Mediterraneo oltre 24mila donne; molte di loro, come accertato, hanno subito tali abusi: “Le persone sopravvissute che incontriamo ci raccontano storie terrificanti di abusi e violenze. Senza il necessario e immediato supporto psico-sociale e medico le ferite di queste donne e ragazze rimarranno sempre aperte, segnandole per tutta la vita” ha dichiarato Stephane Jaquemet, delegato Unhcr per il Sud Europa.
Preoccupante, per Unhcr, anche l’incremento registrato negli ultimi anni nel numero di donne potenzialmente vittima di tratta a scopo di sfruttamento sessuale.
Tante le storie di coraggio e forza che hanno per protagoniste delle donne rifugiate. Nell’immagine in alto Sarah Mardini a Lesbo. La giovane rifugiata siriana ha raggiunto l’Europa nel 2015 col resto della sua famiglia: durante la traversata del tratto di mare tra Turchia e Grecia, insieme a sua sorella Yusra, ha spinto a nuoto l’imbarcazione in avaria sulla quale viaggiava insieme a 18 persone, salvando la vita al gruppo. Mentre Yusra è diventata membro della squadra olimpica dei rifugiati, Sarah è tornata in Grecia, a Lesbo, da volontaria, per offrire il suo sostegno ai rifugiati appena arrivati, come interprete di lingua araba.
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