La discriminazione passa per i media. A ribadirlo è il Dossier statistico immigrazione 2014, curato dal Centro studi e ricerche Idos per Unar.
Nel 2013 l’Ufficio anti-discriminazioni razziali ha ricevuto 1.142 segnalazioni, il 68,7% delle quali riferiti a casi di discriminazione su base etnico-razziale. Veicolo principale delle discriminazioni riportate dai cittadini all’attenzione dell’Unar sono i media: il 34,2% dei casi si sviluppa in questo ambito, con un forte aumento rispetto all’anno precedente in cui le segnalazioni di questo genere corrispondevano al 19,6% del totale.
Questo incremento, sembra aver seguito, in particolar modo, la nomina a ministro di Cécile Kyenge Kashetu.
Tra i media è sui social network che si riscontra il maggior numero di casi di discriminazione. La dimensione virtuale, rileva Unar, favorisce la pubblicazione di contenuti xenofobi che si diffondono rapidamente nel web: «l’anonimato – si legge nel Dossier – è l’humus per espressioni di odio razziale inibite nella vita sociale».
Sono numerosi, tuttavia, anche i casi di discriminazione emersi in contesti di vita pubblica (il 20,4%) e di tempo libero (11,4%). Media, vita pubblica e tempo libero rappresentano insieme l’ambito nel quale si sono verificati il 66% dei casi di discriminazione segnalati.
Il calcio, al di là degli episodi più noti e dibattuti, continua a essere terreno fertile per la manifestazione di sentimenti xenofobi e razzisti. Durante il campionato professionistico di calcio 2013/2014 sono stati 118 i casi di discriminazione. Anche negli incontri delle squadre dilettantistiche, che coinvolgono un maggior numero di giocatori di origine straniera e sono monitorati dall’Osservatorio su Razzismo e Antirazzismo nel calcio, sono stati rilevati 55 episodi di razzismo, di cui 14 in campo. D’altra parte continuano a esistere “discriminazioni istituzionali” che impediscono agli stranieri, inclusi quelli di seconda generazione, l’accesso al calcio professionistico.
I numeri dell’immigrazione
Alla fine del 2013 gli stranieri residenti nel paese sono ufficialmente 4.922.085 su una popolazione
complessiva di 60.782.668 (1 ogni 12 abitanti, circa l’8% della popolazione), con un aumento del 3,7% rispetto all’anno precedente. Le donne sono il 52,7% del totale, i minori oltre 1 milione.
Aumenta il numero dei nuovi italiani, che dal 2001 al 2011 sono cresciuti del 135%: i cittadini italiani per acquisizione sono, al 2013, 837.489. La popolazione irregolare, invece, è inferiore a mezzo milione; sono 430mila le persone non autorizzate a trovarsi sul territorio italiano, numero reso credibile dai provvedimenti di emersione varati tra 2009 e 2012. Continua a diminuire intanto il numero di persone intercettate alle frontiere italiane non in possesso di regolari documenti, così come quello delle persone rimpatriate e intimate di espulsione e non ottemperanti.
Cresce la quantità di profughi provenienti da Africa e Medio Oriente. Ad agosto erano 112.689 i richiedenti asilo giunti in Italia via mare. Le domande di asilo restano contenute: 26.620, poche se confrontate con quelle ricevute da altri paesi europei (in Germania 127mila).
La sintesi dei dati: Scheda breve Unar Dossier 2014.