Il dossier statistico immigrazione 2017 è stato presentato il 26 ottobre al Teatro Orione di Roma, a cura del centro studi e ricerche Idos in partenariato con la rivista Confronti e in collaborazione dell’Ufficio nazionale antidiscriminazione razzismo (Unar) presenta un contesto che va continuamente modificandosi e in cui gli immigrati e i loro figli assumono una rilevanza sempre maggiore dal punto di vista demografico, occupazionale e socio-culturale.
«Parliamo di demografia come una necessità che va avanti per conto proprio – dichiara Franco Pittau, coordinatore scientifico del dossier – ma anche di occupazione che è indispensabile quando si parla di politiche migratorie e di accoglienza poiché, in tal senso, si fanno ancora passi indietro a causa, per esempio, di questioni di odio razziale e di intolleranza religiosa. Questo lavoro – aggiunge Pittau – spiega che la demografia senza gli immigrati non può sostenersi e che i numeri “cantano”, certo bisogna saperli leggerle e non fare confusioni o generalizzazioni; il Dossier è un utile strumento per questo».
Al 31 dicembre 2016, la stima della presenza straniera complessiva è, secondo il dossier, di 5.359.000 persone. Tra il 2007 e il 2016 la popolazione straniera residente in Italia è aumentata di 2.023.317 unità e solo nel 2016 sono state 262.929 le persone registrate in provenienza dall’estero. Il maggior numero di visti è stato rilasciato per motivi familiari, di studio e lavoro subordinato seguono motivi religiosi, adozione e residenza elettiva e, in totale sono stati rilasciati 131.559 visti nazionali che autorizzano ad una permanenza superiore ai tre mesi. Intanto gli arrivi via mare nel 2016 sono aumentati del 17 % circa rispetto all’anno precedente arrivando a 181.436 mentre le richieste di asilo, secondo Eurostat, sono aumentate circa del 46% arrivando a 122.960, 25.843 i minori stranieri non accompagnati.
Son poco meno di 200 le nazionalità degli stranieri residenti mentre i comunitari rappresentano il 30,5% di cui 1.168.552 romeni che sono la nazionalità maggiormente rappresentativa mentre 1,1 milioni provengono dall’Europa non comunitaria. Poco più di 1 milione le provenienze dall’Africa e dall’Asia. Solo 13 paesi hanno più di 100.000 residenti: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine, India, Moldavia, Bangladesh, Egitto, Pakistan Sri Lanka e Senegal.
Al di là dei numeri l’occasione è stata quella per fare il punto sui altri temi. A cominciare dell’andamento demografico che senza la presenza dei cittadini stranieri non può reggere come sistema, al mercato occupazionale ancora non soddisfacente anche se il numero dei disoccupati stranieri è leggermente diminuito. Rimane, inoltre, ancora una segmentazione su base etnica per quanto riguarda in generale il mercato del lavoro. Continua ad essere notevole il beneficio finanziario assicurato dagli immigrati ai conti pubblici, compreso tra i 2.1 e 2.8 miliardi di euro a seconda del metodo di calcolo. Considerata la più giovane età degli immigrati, l’Italia potrà contare ancora per molti anni su questo vantaggio.
Ugo Melchionda, presidente del centro studi e ricerche Idos sottolinea altre questioni rilevanti: «L’emergenza non è l’immigrazione che vi stiamo spiegando con i numeri, ma è la narrazione che se ne fa. La collaborazione che nasce su questo lavoro di dossier a cui ha contribuito anche la Tavola Valdese, nasce proprio per cambiare la narrazione di chi sfrutta la paura su questi temi. Anche parlando di religione è infondata la percezione di invasione islamica dal momento che la maggior parte dei cittadini stranieri è cristiano non cattolico».
Significativo è anche l’aumento degli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, più per naturalizzazione (che presuppone 10 anni di residenza) che a seguito di matrimoni, confermando il trend dell’insediamento stabile dei cittadini stranieri. Tra vent’anni circa 1/3 della popolazione sarà di origine straniera.
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