Nel mondo per più di 1.2 miliardi di bambini l’infanzia rischia di finire troppo presto. Le ragioni principali sono la povertà, i conflitti e le discriminazioni di genere contro le bambine e le ragazze.
Questo il punto principale del rapporto “Le tante facce dell’esclusione” stilato da Save the Children. Si tratta della seconda edizione della classifica globale dei Paesi dove l’infanzia incontra condizioni più o meno favorevoli. “240 milioni di bambini vivono in aree dilaniate dai conflitti e gli sono negati i loro diritti quali l’accesso alla salute e all’educazione”, si legge nel rapporto.
“Il Niger– segnala Save The Children- si conferma il Paese al mondo dove l’infanzia è più a rischio, seguito da Mali, Repubblica Centrafricana, Ciad e Sud Sudan, mentre Singapore e Slovenia condividono il primo posto della classifica, stilata per il secondo anno consecutivo da Save the Children, dei 175 Paesi dove i minori hanno maggiori opportunità di vivere a pieno la propria condizione di bambini. Seguono, tra i Paesi più a misura di bambino, gli scandinavi Norvegia, Svezia e Finlandia”. “L’Italia si posiziona invece all’ottavo posto. Stati Uniti, Russia e Cina si collocano rispettivamente al 36esimo, 37esimo e 40esimo posto.
“Un futuro in cui nessun bambino sia lasciato indietro” è la raccomandazione e l’auspicio del report, così da realizzare uno dei 17 obiettivi dell’Agenda per uno sviluppo sostenibile, un mondo in cui tutti bambini possano avere un’infanzia, libera da malnutrizione, violenza e con accesso alle cure mediche e all’educazione.
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